Il Ddl sulla diffamazione ammette che questo “non è un Paese per giornalisti”. Ecco il testo integrale

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Ora che si conosce il contenuto del Disegno di legge numero 466 di modifica della normativa sulla diffamazione a mezzo stampa si comprende anche quanto si ampio, forse più ampio che mai, il solco tra il diritto dei cittadini ad essere informati e la volontà del Parlamento italiano di tenerli sostanzialmente lontani dall’informazione. E’ una legge vieppiù punitiva e quasi promotrice della disinformazione. Un esempio su tutti: prevede che sia pubblicata la rettifica inviata da chi ha interesse a vedere smentito il contenuto di un articolo, senza possibilità di commento. Dunque ci si potrà trovare di fronte al paradosso per cui l’articolo deve essere verificato circa la sua veridicità, continenza e interesse pubblico, mentre la rettifica potrà agevolmente contenere elementi falsi, non commentabili. Inoltre il ddl passato in Commissione Giustizia allunga sine die i tempi per denunciare un giornalista, poiché in morte del diretto interessato il diritto si trasferisce agli eredi. Infine è prevista una sanzione per il querelante nel caso in cui l’azione sia infondata, pari ad un somma ridicola e non è in nessun caso previsto alcun risarcimento, nemmeno delle spese legali per il giornalista chiamato in causa indebitamente. Infatti l’ammenda andrà alla “cassa ammende” e comunque resta nella facoltà del giudice decidere se applicare o meno la sanzione.
No, questo non è un Paese per giornalisti.
A seguire il link del testo integrale del ddl 466

Disegno di legge diffamazione


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