Se l’indignazione lascia il posto all’assuefazione: il regime non aspetta altro

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Pochissime voci allarmate, isolate quelle indignate, sporadiche e distinte prese di posizione delle minoranze: questo il clima politico che stiamo vivendo in un Paese che dovrebbe pretendere l’informazione più ampia, senza minacce ed intimidazioni come sancito  dall’Articolo 21 della Costituzione e che invece assiste quasi passivo alla continua, instancabile azione propagandistica della presidente del consiglio e del suo governo. E mentre ci inondano di parole, promesse, sorrisi accattivanti – senza mai proporsi per un vero contraddittorio – abbattono la loro scure contro diritti, tutele sociali, servizio pubblico radiotelevisivo. Oggi a far clamore è più l’allontanamento dalla Rai di figure storiche, o il nefasto dispositivo che pretende di chiudere il giornalismo d’inchiesta, rispetto – ad esempio – al danno fatto ai meno abbienti con l’eliminazione del reddito di cittadinanza. Eppure il clamore non va di pari passo con la protesta. Anzi. Liberi di fare canto e controcanto, questi signori al potere possono un giorno far dire al ministro Sangiuliano che non ammette il turpiloquio di Sgarbi, senza peraltro ipotizzare alcun provvedimento, il giorno dopo fare affermare a Morgan, candidato a prendere il posto di Amadeus alla conduzione della prossima edizione del festival di Sanremo, che al Maxxi Sgarbi è stato espressione di grande cultura.  E che dire della Santanché? Quanta indignazione c’è in giro contro i due potenti esponenti dell’esecutivo? E quanta indignazione si è levata contro la decisione del governo di non costituirsi parte civile né al processo per la strage della Loggia a Brescia, né per l’assassinio dell’ambasciatore Luca Attanasio?  Alle forze d’opposizione, almeno a quelle che ancora si dichiarano tali, Articolo 21 sta lanciando ripetutamente appelli perché diano segnali di reazione. Finora l’unica vera voce, forte, efficace è stata quella del segretario della CGIL Landini. Altre sono state tenute nascoste o sono state troppo timide.  Come Articolo 21 continueremo a ripetere finché avremo voce, finché non tenteranno di zittirci, che se all’indignazione subentrerà l’assuefazione – o anche l’indifferenza – la progressiva costruzione del regime avrà successo. Il 12 luglio sarà l’occasione per puntualizzare tutte le ragioni del nostro allarme, della nostra preoccupazione. Non ci saranno più alibi per nessuno e verificheremo chi e quanto vorranno ascoltarci e quanti, ancora una volta, insofferenti, ci riterranno soltanto dei grilli parlanti.

(Nella foto il Ministro Gennaro Sangiuliano)


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