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Addio a Elio Matarazzo. Era il prototipo del lavoro inteso anche come missione e scelta di vita

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Una persona buona, gentile, operosa e gentile ci ha lasciati, di Vincenzo Vita

È scomparso il carissimo Elio Matarazzo, dopo un decorso velocissimo di quello che chiamiamo, con impacciata ritrosia, il male meno curabile.

Era una persona forte e corpulenta, tanto che sembra davvero incredibile come si sia consumato così in fretta. Purtroppo, polvere siamo e polvere ritorneremo, come recita il salmo. Le conferme non mancano, come sappiamo.

Tuttavia, rimarrà impressa nel ricordo l’immagine di Elio, quando l’amico comune Giuseppe Vecchio e io siamo andati a portargli quello che sarebbe stato l’ultimo saluto: un abbraccio da parte di tutte e di tutti; e un sorriso e due pugni alzati verso il cielo sono stati la risposta.

Del resto, ci teneva a presentarsi, con qualche simpatica autoironia, come “di Roma, romanista e comunista”.

Quante discussioni, come era diventato (giustamente) amareggiato e pessimista. Mi rassicurò, quando alle primarie del partito democratico era andato a votare: sì, sì per la Schlein. Ma chissà, avrà pensato.

Ognuno di noi ha – per fortuna- delle amicizie profonde e sempiterne.

Con Matarazzo ci conoscemmo quando ero ancora a Milano e si profilava l’unificazione tra la maggioranza del vecchio Pdup e un pezzo di Avanguardia Operaia. Lui era stato sempre schierato nei pressi del Pci e -come molti- all’epoca pensò che la Nuova Sinistra rappresentasse meglio bisogni e interessi del movimento operaio e delle classi sfruttate.

Anzi. La necessità di difendere i ceti deboli e lontani dalle stanze del potere era sempre il motivo dominante delle riflessioni che conduceva. Ancora recentemente ci confrontavamo, andando a presentare insieme il volume “Etiopia. Conquista e conoscenza”, raccolta delle fotografie scattate dal padre Roberto, mandato dal Regime a fare la guerra coloniale come radiotelegrafista. Un volume delizioso, rappresentativo di un essere umano coinvolto suo malgrado in una tragedia, Per fortuna, era adibito a compiti non armati o violenti e la passione per le foto ne fece un corrispondente particolare. La passione per la comunicazione fu, probabilmente, un Dna familiare.

Elio Matarazzo ha scritto diversi volumi sui mass media, prima e dopo l’insegnamento svolto all’università di Roma Tre su teoria e pratica del mezzo radiotelevisivo.

Aveva, infatti, lavorato alla Rai per molta parte della vita, come funzionario e poi dirigente, nonché autore di programmi. Un elenco infinito, in interi lustri vissuti con Donatella Raffai o Pippo Baudo.

Era il prototipo del lavoro alla Rai inteso anche come missione e scelta di vita. Per il bene comune.

Aveva prodotto e girato con Enzo de Camillis “Un intellettuale in borgata” su Pier Paolo Pasolini e un eccellente docufilm sulla partigiana Carla Capponi. Era dotato di considerevoli virtù professionali.

Sempre attento al problema del servizio pubblico e alle questioni dell’informazione, Matarazzo è stato attivo in “Articolo21” sin dal sorgere dell’associazione. Sapeva che la politica, come sottolineava Don Lorenzo Milani, è fare insieme.

Elio non mancava mai, sobbarcandosi pure oneri poco visibili, grazie all’umiltà che contraddistingue le figure nobili e migliori. Era generoso e buono, talvolta persino con delicatezze umane sorprendenti. E simile rara qualità lo farà ricordare sempre.

Non solo. L’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico perde un Garante pieno di idee, progetti, iniziative. Come pure l’Associazione per il rinnovamento della sinistra, della cui Presidenza era componente.

Un saluto affettuoso va rivolto alla compagna Aymaliu Pardillo Velis, che gli è stata accanto fino all’ultimo respiro.

 


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