Papa e Imam al Azhar al consiglio di sicurezza Onu

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In un’esclusiva che proviene dal Cairo, il prestigioso portale di informazione al-Monitor assicura che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha inviato papa Francesco e il grande imam dell’Università Islamica di al-Azhar, principale istituzione teologica del mondo sunnita con sede al Cairo, a intervenire insieme su pace e fratellanza e che le loro allocuzioni – evento senza precedenti nella storia delle Nazioni Unite- avranno luogo nel corso della stessa seduta a giugno, con ogni probabilità a metà mese. L’invito, prosegue l’esclusiva di al-Monitor, è già stato formulato e le risposte sono attese entro il mese corrente. Il portale d’informazione fa notare che in quel periodo la presidenza di turno del Consiglio di Sicurezza dovrebbe essere degli Emirati Arabi Uniti, il Paese dove Francesco e l’imam al-Tayyib hanno firmato la loro Dichiarazione congiunta sulla fratellanza umana il 4 febbraio 2019. Da allora questo giorno è per l’ONU il “Giorno Internazionale della Fratellanza Umana”. Le due parti, va notato, avevano auspicato che il documento fosse oggetto di approfondimento anche nelle istituzioni scolastiche, ma una decisione in tal senso risulta assunta, purtroppo, solo da Timor Est. Eppure di elementi di estremo rilievo culturale, oltre che teologico, quel documento congiunto ne contiene moltissimi.

L’anticipazione appare trovare conferma nelle parole che lo stesso al-Monitor ha raccolto sempre al Cairo da padre Rafic Greiche, supervisore de Le Messager Cattolica segretario dell’Information Committee for tre Catholic Church in Egypt. Padre Greiche infatti ha affermato che le Nazioni Unite hanno istituito un comitato internazionale formato da alcuni istituzioni ecclesiali e islamiche per impegnare i governi nel dialogo alla luce dei principi -molto impegnativi anche nel rifiuto di ogni violenza religiosamente ispirata e nel rispetto di ogni convincimento religioso come parte del sapiente disegno divino- enunciati nel documento. Il reverendo egiziano ha citato l’odierna visita in Vaticano del patriarca copto, che proprio questa mattina ha partecipato all’udienza pontificia del mercoledì e che domani incontrerà privatamente Francesco.

In un contesto di grande confusione e violenza sempre più diffusa, come indicano drammaticamente Ucraina e Sudan e tanti altri conflitti, l’invito assume un significato evidente. Come disse tempo fa il teologo ribelle Hans Küng “non ci sarà pace tra le nazioni finché non ci sarà pace tra le religioni”. L’uso delle religioni nei conflitti è evidente, la sfida è riuscire a porre gli architetti di religioni intese come architravi di fratellanza e non di disprezzo o odio, affianco a  governi spesso tentati da scelte diverse.

 


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