Vietato seguire il processo per le torture nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Bavaglio assurdo

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Bene hanno fatto Vittorio Di Trapani, presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana e il Sindacato dei Giornalisti della Campania,  a far sentire la loro voce contro la decisione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha vietato, su richiesta degli avvocati difensori dei carabinieri, la trasmissione delle udienze relative ai presunti pestaggi nel carcere.
Se la stessa decisione fosse stata assunta a Genova dal Tribunale che doveva giudicare la “macelleria messicana” alla Diaz, o dal Tribunale di Roma in occasione delle udienze relative alla morte di Stefano Cucchi, la pubblica opinione avrebbe saputo molto meno sulle violazioni della Costituzione commesse da uomini in divisa.
Proprio perché i fatti contestati riguardano uomini in divisa, funzionari dello Stato che hanno giurato sulla Costituzione, il diritto alla conoscenza è ancora più forte e andrebbe tutelato con particolare riguardo.
Quella decisione non lede solo l’articolo 21 della Costituzione, ma anche tutti gli articoli relativi alla pena, al trattamento riservato ai detenuti, alla integrità  della persona, senza distinzione alcuna.
Ci auguriamo che questa decisione possa essere rivista, che Radio Radicale possa a continuare a svolgere la sua funzione, che, peraltro, in molte occasioni è stata decisiva nel riconoscere le ragioni degli imputati.
Continueremo a seguire la vicenda perché, da qualche mese, si moltiplicano i segnali di ostilità verso la libertà di informazione, dalle querele bavaglio alla mancata tutela delle fonti e del segreto professionale, e sarebbe grave se quanto accaduto a Santa Maria Capua Vetere fosse l’ennesimo segnale del pessimo “spirito dei tempi”.


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