Molti, solidali, umanitari: a Milano manifestazione per dire basta morti in mare. Ma la strada è ancora in salita

0 0

Basterebbe uno slogan e una foto per restituire il senso della manifestazione di sabato 4 marzo a Milano per fermare le morti in mare.

Lo slogan veniva urlato dall’agguerrito spezzone dei Cobas: “se sei disoccupato è colpa dei padroni, non dell’immigrato”. La foto invece rappresenta la forza dei numeri della manifestazione, ma in qualche modo anche la sua problematicità: se non fosse per quel bambino alzato che si reggeva sulle spalle dei genitori sarebbe stato un ritrovo dei soliti militanti di ogni buona causa. Ovvero bianchi, altruisti, di età avanzata.

Erano state le principali Ong – non solo quelle che hanno una nave umanitaria – a volere l’iniziativa una settimana dopo la strage di Cutro. E presto si sono aggregati sindacati (sia confederali che di base), i partiti di sinistra e l’arcipelago del “terzo settore”. In tutto duemila persone – cento in più cento in meno – che prima hanno fatto un presidio in Porta Venezia e poi sono arrivate in corteo fino alla Stazione Centrale.

Un particolare apparentemente secondario confermava la sensazione di una manifestazione (per ora?) di minoranza, non sintonizzata con la maggioranza del Paese: molte più automobilisti del solito hanno cominciato a strombazzare, cercando di interrompere il corteo. Una specie di avvertimento: dobbiamo andare a fare shopping, chissenefrega della vostra solidarietà per quei migranti morti in mare.

Perché questo è il tema del periodo che stiamo vivendo: quel carico di disumanità dimostrato dal Ministro dell’Interno, quelle proposte idiote lanciate da rappresentanti della destra, quella tardiva supercazzola della Presidente del Consiglio dopo quasi una settimana di algido silenzio sono ancora pensiero diffuso? La manifestazione milanese – sicuramente generosa e bella – ha dimostrato che molto probabilmente sì, gli slogan tipo “non c’è posto per tutti” sono dominanti. E’ vero, c’è il sondaggio pubblicato da Repubblica che fotografa un misero 30% che crede alla versione meloniana della “tragedia inevitabile”, ma il resto della popolazione non ha ancora deciso di passare alla solidarietà concreta. Quella di Milano è stata però una prima dimostrazione che si può cambiare idea. Ma sicuramente non possono diventare maggioranza finché ci sarà un racconto mediatico emotivo e prono al potere.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21