Il rifiuto dell’antifascismo e accuse all’opposizione di disonorare l’Italia. Il nuovo corso di Giorgia

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L’ultima prodezza di Giorgia è di stamane, settantanovesimo anniversario delle Fosse Ardeatine: il rifiuto di definire antifasciste le 335 vittime. Il problema non è l’uso del termine ma la realtà politica dell’antifascismo che evidentemente secondo lei non ha diritto di cittadinanza. Precedentemente c’era stata la sua furia polemica in Parlamento. Se ci mettessimo d’impegno a interpretare meglio parole ed atti, forse riusciremmo a raccontare in modo più profondo al Paese la fumosità e, quindi, la pericolosità di questa compagine che ci governa.  Innanzi tutto. Urlando nel modo in cui, sarcasticamente, viene descritta nella parodia che ne fanno al ‘Ruggito del Coniglio’, la premier ha accusato l’opposizione di aver affermato falsità e menzogne sull’azione di governo con conseguente danno fatto all’Italia, non a lei e ai suoi. Ora, che io ricordi, nessuno, o quasi nessun precedente presidente del Consiglio è arrivato a tanto. Non solo. C’è un codice linguistico completamente diverso che lei adotta in Italia e fuori dai ‘confini patrii’. Nel mondo si atteggia a statista, in Italia dall’uso del termine ‘globo terracqueo’ in poi è un riecheggiare delle famose ‘plutocrazie’ del secolo scorso, quindi non solo con toni aggressivi, anche con le scelte lessicali. Poi ci sono le azioni governative. Come dimenticare l’ignobile appropriazione politica del povero Dante Alighieri fatta dal ‘Ministro della Cultura’? E che dire della più recente sortita di non più tardi di qualche giorno fa fatta dallo stesso ‘Ministro della Cultura’, fiancheggiato dal cognato della premier, Francesco Lollobrigida, di candidare la ‘cucina italiana come patrimonio dell’Umanità Unesco‘? Ora, o c’è una resipiscenza rispetto alla originaria ‘sovranità alimentare’, o veramente non si capisce più nulla della schizofrenica azione di governo: non più autarchia, meglio la globalizzazione? Sono solo le osservazioni più leggere che si possono fare rispetto ad altre scelte governative che sono dichiaratamente anticostituzionali, come la cosiddetta autonomia differenziata (anche se cercano di dare qualche contentino ad alleati fedelissimi come i governatori di Sardegna e Sicilia promettendo l’inserimento della tutela dell’insularità, ma ignorando tutto il resto) o le proposte del ministro Nordio che, non solo dimostra una palese disumanità, ma scrive impunemente che la Costituzione italiana è vecchia e legata ad una cultura cattocomunista superata dai tempi. E sono solo alcuni riferimenti, senza parlare delle disgustose affermazioni sulla maternità surrogata reato più grave della pedofilia o le accuse fatte dal ministro Piantedosi ai profughi che mettono a rischio la vita dei figli, o Salvini che una volta su due si differenzia da Giorgia, per poi garantirle fedeltà. Detto questo, che è solo una parte del tutto, molto di più, resta da chiedersi e chiedere a Giorgia: ma davvero l’Italia è danneggiata dalle critiche politiche e parlamentari all’azione del Suo governo o piuttosto da un quadro complessivo desolante? C’è bisogno di aspettare che finisca la ‘luna di miele’ con gli elettori per cominciare a tentare di demolire questo danno costante che deriva alla credibilità internazionale del nostro Paese?


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