Gli operai esistono ancora. E muoiono in tanti. A Roma la piazza che “ricorda” il lavoro

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I metalmeccanici esistono e lottano per noi, scendono in piazza, portano bandiere sulle spalle. Gli operai esistono e sono scesi in piazza oggi per riportare l’attenzione dell’Era Digitale, del metaverso e della vita virtuale su un tema molto reale: i mille morti sul lavoro che ogni anno contiamo in Italia. La manifestazione di Cgil, Cisl e Uil si è svolta nello stesso giorno e più o meno alla stessa ora in cui si insediava il nuovo Governo, a poche piazze di distanza ma sugli argomenti si vedeva, si respirava un abisso. Molti dei lavoratori del corteo venivano dal sud, sì proprio il sud che si dice desertificato dalle industrie, quello che non ha agganciato ancora il Pnrr, quello dove gli operai sono tutti in cassa integrazione. E invece no: la manifestazione contro le (troppe) morti sui luoghi di lavoro ha spinto tra le strade del centro di Roma la smentita di uno stereotipo. Le bandiere della Fim Cisl Campania rivelano come stanno le cose: ci sono in quella regione meridionale importanti distretti del settore metalmeccanico, aeronautico e manifatturiero in genere, più un vasto pianeta di aziende medio piccole che lavorano nell’indotto dei colossi del Nord e contano su una manodopera altamente specializzata. Ed è in quel reticolo stretto di realtà che lottano ogni giorno per la sopravvivenza che si annidano rischi di infortunio grave, letale, cadute che ti possono lasciare con la schiena spezzata, invalido per il resto della vita. Il gruppo che porta la bandiera Fim Campania viene da Giugliano. Per molti, lunghi, mesi questi operai sono stati in prima fila sulla vertenza Whirlpool, la fabbrica di Napoli magicamente narrata da Gianfranco Pannone in “Via Argine 10”.
“Il punto è che il lavoro in questo Paese non fa notizia finché non accade qualcosa di anomalo – dicono quelli del gruppo Fim Cisl – cioè se partono i licenziamenti collettivi, la crisi, la cassa integrazione, l’occupazione dei siti ad oltranza. Oppure se uno, due, tre operai muoiono, allora si torna a parlare di persone. Per qualche ora si sospendono i discorsi sulle ‘strategie di sviluppo’ ma solo per un po’, quel che basta per dare solidarietà e dire ‘mi dispiace’ o ‘c’è bisogno di maggiore prevenzione’. Poi tutto torna uguale a prima e avanti così”. Il corteo di Roma va avanti fino a oltre mezzogiorno. Sul palco si susseguono gli interventi dei segretari nazionali che ricordano “quanto tempo è stato già perso sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro”. Le norme ci sono ma se i lavoratori continuano a morire come mosche significa che non vengono applicate o che qualcosa si è inceppato. I metalmeccanici, i più numerosi, i più “rumorosi” sono anche gli ultimi a lasciare la piazza. Se ne tornano a casa. Moltissimi tornano in quel Sud industriale che pensiamo non esista.
(Foto della Fim Cisl)


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