Tredici contro 190.000

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Sono giornate intense, senza sosta. Stamattina sveglia alle 4h45. Ogni giorno leggo centinaia di articoli, sul mio desk debbo scremare migliaia di articoli online, reportages, interviste, analisi, editoriali, pezzi radio, audio. In redazione quasi si dorme sulla scrivania. Mai vista una roba del genere. Mai sentito così al centro dell’attualità. E più leggo, più ho voglia di leggere, capire. Perché questo conflitto sta cambiando le sorti non solo dell’Europa ma di tutto il pianeta. Mentre all’inizio cercavo di avere una postura più distaccata, la mia vecchia anima che da sempre sta con gli oppressi e mai con gli oppressori ha preso il sopravvento.
Guardando le scene di eroismo degli abitanti di Kiev, la popolazione civile asserragliata nelle case coi fucili per resistere ai missili ed ai cannoni russi, le donne ed i bambini in fuga, vecchi e ragazzini con in mano un fucile negli incroci per difendere le proprie case, mi sono detto che è impossibile restare indifferenti. Il coraggio del popolo ucraino è semplicemente commovente. Riuscirà a tenere testa ad uno degli eserciti più forti del mondo? Forse in questa battaglia si giocherà il futuro dell’Europa. Io non posso non lodare lo spirito battagliero del popolo ucraino che combatte per la sopravvivenza, per difendere la propria sacrosanta libertà. Alcuni eventi mi hanno destato come da un lungo sonno. Ad esempio quel manipolo di 13 soldati sull’Isola dei Serpenti che ha tenuto testa alle fregate militari russe e che all’ordine di deporre le armi ha risposto con una specie di « Molon Labé ». Mi hanno ricordato il sacrificio di Leonida e degli Spartani per fermare l’avanzata inesorabile dell’impero persiano alle Termopili. 300 contro centinaia di migliaia. Tredici contro 190.000. Tredici contro fregate militari che li hanno bombardati, annientati ma consegnati per sempre alla Storia. Il sacrificio di Leonida e dei suoi uomini ha destato tutto il mondo greco ad unirsi contro l’oppressore. Il sacrificio dei 13 soldati ucraini sull’isola ha dato coraggio a tutto il popolo ucraino, ma avrà svegliato altre coscienze in Europa, destandole dal proprio sonno profondo? L’Ucraina che resiste non è la storia stessa della resistenza alla barbarie di cui ci fregiamo nelle nostre costituzioni e statuti occidentali? Il mondo resta a guardare una delle più grandi tragedie del dopoguerra senza muovere un dito. Noi siamo testimoni, stiamo guardando senza far nulla ed un giorno forse la storia ci condannerà per non aver agito, lasciando che l’esercito russo compisse un terribile genocidio nel cuore dell’Europa.

Penso a quel signore coi capelli bianchi dentro l’auto schiacciato da un carro armato ed uscito indenne, penso ai bambini che dormono infreddoliti nella metropolitana, penso ai soldati che abbandonano moglie e figli per difendere la propria patria e che finiscono i propri giorni con il viso rivolto nella neve, penso agli espatriati ucraini che hanno voluto ritornare in patria per imbracciare i fucili contro l’oppressore, penso a Kiev come Kobané, penso agli ucraini come i Curdi asserragliati nelle proprie case contro la barbarie dello Stato islamico, Kiev come le città italiane liberate dai partigiani, Kiev che potrebbe diventare la Stalingrado del potere russo. E mi dico chissà se il sacrificio del popolo ucraino desti il mondo intero e lo diriga verso una nuova consapevolezza. Resisti Kiev!

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