Editoria. Dvbt-2. Le emittenti TV siciliane si rivolgono alla Procura di Roma: si configurerebbe il reato di interruzione di pubblico servizio e violazione di diritto all’informazione

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Nella nuova seduta pubblica da remoto nel pomeriggio di oggi, martedì 22 febbraio, in collegamento dal Mise erano presenti: Marco Bani portavoce della sottosegretaria Ascani; la dirigente del Mise, Eva Spina; per l’Agcom, Petruzzelli; il portavoce del presidente della Regione siciliana, Michela Giuffrida; i rappresentanti di Raiway e Renato Stramondo che rappresentava le emittenti di Confindustria il quale chiedeva il rispetto del bando, non tenendo contro delle conseguenze per le centinaia di lavoratori tra giornalisti, registi e cameramen.

Nell’incontro il rappresentante delle emittenti locali, Sebastiano Roccaro, giornalista ed editore, ha sollevato la questione relativa al diritto all’informazione, interruzione di pubblico servizio e la mancata assegnazione di una frequenza di 2 libello su Catania e Siracusa, penalizzate fortemente da un piano di assegnazione delle frequenze che non tiene conto delle emittenti presenti sul territorio, nonché i costi esagerati per i pochi che sono entrati in graduatoria nelle frequenze di 1 e 2 livello nel regime di monopolio nel quale si verificherebbe la presunta incostituzionalità del bando, dichiara Roccaro.

Marco Bani portavoce della sottosegretaria Ascani, nell’incontro, non ha dato alcuna possibilità di risoluzione del problema se non proponendo alle tv locali rimaste fuori di andare su internet o sulla piattaforma di Rai Sat.

Le soluzioni non sono state prese alcunché in considerazione tra queste la proroga delle attuali concessioni e la contestuale predisposizione di un nuovo bando da parte dell’Agcom per implementare lo spazio della banda, così da consentire a tutte le emittenti locali di continuare il loro lavoro di libera informazione. Le emittenti chiedono un intervento immediato dell’Ordine dei Giornalisti per tutelare i tanti posti di lavoro di colleghi che rimarranno senza futuro.

Con l’esclusione delle 80 emittenti locali i cittadini non potranno partecipare più alla vita sociale e politica locale in quanto non sarà riconosciuta loro la libertà di parola e di critica. Insomma un vero e proprio sopruso legalizzato. Ci auguriamo che il tavolo permanente non sia inutile e che porti ad una soluzione rapida del problema permettendo ai cittadini di Catania e Siracusa e tutti i siciliani di poter continuare ad essere informati.

Gli editori, inoltre, potrebbero non partecipare, per protesta, alla seduta pubblica indetta dal Mise, giovedì prossimo prevista per le ore 9, in cui si assegnerebbe la definitiva capacità trasmissiva per talune emittenti, con parametri economici consistenti, che vedrebbe celebrare in diretta web, della piattaforma telematica Mise, i funerali delle tv locali siciliane.

A tal proposito le emittenti siciliane daranno mandato all’avvocato Antonio Ingroia di presentare presso la Procura della Repubblica di Roma un esposto-denuncia per tutelare il diritto all’informazione.


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