Tessera ad honorem per Andrea Rocchelli. Lo ha deciso l’Ordine lombardo. Un riconoscimento al suo lavoro, una riflessione per tutti

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La tessera da giornalisti è qualcosa di più di quel rettangolino bordeaux che riponiamo nel portafogli: è un impegno di serietà che ciascuno di noi si assume. E l’Ordine, l’organismo di autogoverno, nel concederla se ne fa garante. La tessera di giornalista dunque è il riconoscimento di un patto. Le trasformazioni della nostra professione nell’ultimo mezzo secolo hanno chiarito che i vecchi criteri per concederla non sono più adeguati; che in tanti, non riconosciuti dai contratti, si sono meritati sul campo quella tessera. Alcuni di loro sono stati addirittura ammazzati: facevano il nostro lavoro ma non avevano quella tessera in tasca.

Per questi motivi la notizia che l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia ha approvato all’unanimità la tessera ad honorem a Andrea Rocchelli non deve avere il sapore stantio di una lapide o dell’intitolazione di un giardino: è invece la conferma di quel patto a tre, fra giornalisti, lettori e organismi di autogoverno.

Andrea Rocchelli è stato ucciso insieme a Andrej Mironov (anche su lui occorre spendere due parole in più) il 24 maggio 2014 mentre documentava la guerra – sporca, asimmetrica, civile… – in Ucraina. Andrea Rocchelli era un fotoreporter, definizione perfetta. Fondatore del collettivo di fotografi Cesura, Andy scattava gran belle foto e quando non era pressato da situazioni di combattimento, passava molto tempo a documentarsi, a intervistare i soggetti. E in questi frangenti era fondamentale Andrej Mironov, traduttore ma anche attivista per i diritti umani fin dai tempi dell’Urss. Lo scoop, la foto drammatica non era l’obiettivo. L’obiettivo era far conoscere.

“La tessera di giornalista per Andrea Rocchelli è solo un gesto simbolico rispetto alla tragedia del suo omicidio – spiega Riccardo Sorrentino, presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia – vuole però rendere ancora più piena di significato la sua memoria. Andy era un giornalista, e il riconoscimento del suo ruolo di cronista e di fotogiornalista è ora completo”.
Commossa e grata la famiglia di Andy: “La tessera onoraria alla memoria ha per noi un grande valore simbolico, quale riconoscimento, ahimè postumo, della professionalità di Andrea Rocchelli, che fu fotografo di talento e pagò con la vita l’impegno per un’idea alta e eticamente rigorosa del suo mestiere”. Il messaggio di quella tessera ad honorem parla a tutti: “lo consideriamo un omaggio anche a tutti i giovani che come lui scelgono per passione un lavoro di testimonianza e informazione che richiede onestà, spirito di sacrificio e coraggio – concludono i familiari di Andy – e questo ci conforta e ci infonde ulteriore forza e determinazione per continuare a reclamare, come dal 24 maggio 2014 ad oggi, giustizia per l’uccisione di Andrea Rocchelli”.

Certo, c’è quel piccolo particolare che per l’omicidio di Andrea Rocchelli e Andrej Mironov non è stato trovato un colpevole. O meglio: non è stato possibile provare con una sentenza la colpevolezza di un soldato ucraino in particolare: perché anche la Cassazione ha stabilito che le prove che incastravano Vitaly Markiv erano inutilizzabili per un vizio di forma. Ma nessuna sentenza mette in discussione che i due giornalisti siano stati uccisi in una manovra militare delle forze ucraine.

Noi di Articolo21 – e, indossando un’altra giacchetta, anche noi del Festival dei Diritti Umani – che abbiamo sempre pensato che Andrea e Andrej non erano nel posto sbagliato ma nel posto dove dovrebbero stare i reporter, salutiamo con piacere il gesto dell’Ordine lombardo.


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