La democrazia aggredita da tanti, diversi e pericolosi virus

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Il re è nudo” urla il bimbo protagonista di “I vestiti dell’imperatore” fiaba di Andersen tanto cara ad Antonio Gramsci. La sua bocca della verità, frutto dell’innocenza, sconcerta e terrorizza i cortigiani, ma restituisce dignità a chi non si fa condizionare da ipocrisie, apparati, opportunismi. Per questa stessa ragione ‘Il re è nudo’ potrebbe essere il sottotitolo di “Virus & Censure – Il contagio mediatico” pubblicato da Mediando. L’autore, Pier Giorgio Pinna, per 37 anni giornalista della Nuova Sardegna e per 31 corrispondente dalla Sardegna per Repubblica, fornisce una preziosa, coraggiosa analisi di quali e quanti intrecci ci sono stati in Sardegna tra eventi di cronaca – dal colera della metà del 19esimo secolo al Covid dei giorni nostri -, tragedie, vicende umane, intrighi nazionali ed internazionali, e pesanti silenzi o gravi coperture date da una cospicua parte dell’informazione. Con significative eccezioni di uomini e testate che pure vengono ricordati. Il virus non è grave solo per la salute fisica del cittadino, ma colpisce pesantemente, anche grazie al contagio mediatico, le indispensabili conoscenze che dovremmo avere per tutelare libertà e democrazia.

Il libro dimostra con molti esempi le teorie del suo Autore. Ad esempio le oscure trame, ordite dai servizi segreti, utilizzando il bandito Graziano Mesina sia in occasione del rapimento del piccolo Farouk Kassam, sia nei misteriosi contatti che l’editore Giangiacomo Feltrinelli tentò di avere con lui per organizzare una sorta di guerriglia separatista. Con una stampa che a volte, parlando di Mesina, inneggiava al mito del falso eroe popolare. O i contrasti tra Cossiga e Andreotti e l’accordo firmato con gli Usa per la realizzazione nell’isola di Santo Stefano di una base appoggio per sommergibili nucleari protrattasi poi per quasi 40 anni. Fatti ignorati o coperti da gran parte della stampa mentre accadevano e venuti alla luce solo molti anni più tardi. Ed anche i silenzi colpevoli su un predatore interessato come Rovelli e la Sir nei confronti dell’informazione in Sardegna, fino al dilagare delle fake news o l’assenza di reazioni di fronte ad imprenditori che imperversano nel settore ed hanno interessi ben lontani dall’editoria.

Una delle parti più approfondite riguarda il confronto tra tre pandemie: il colera, la spagnola e il covid. Su come viene trattato il tema dei vaccini per combattere il male, il parere di Pinna è durissimo, in particolare sulla gestione di tanti dibattiti: “(…) ha dominato il clima da caffè mediatico, un ambiente extraterritoriale dove ognuno poteva avere torto o ragione allo stesso modo: il calciatore come il virologo, il fisioterapista come il microbiologo, il sindacalista come il clinico, il regista come il biologo. Hanno prevalso volatilità degli annunci sulle opzioni di assistenza e limiti nell’impostazione delle news. Così come l’inesistenza di linee guida sulle modalità per difendersi in concreto” (pag. 125). Quindi nessuna autoassoluzione consolatoria della categoria, anzi a volte un netto j’accuse: “Una vera schizofrenia. Prima tanti para-pa-zum entusiastici. Poi altrettanti clap-clap: ugualmente esagerati. Alla fine, solamente crash, crack, shhh: sincopati. Nel mondo dell’informazione il viaggio virtuale dalle fanfare al silenzio d’ordinanza è breve. Molto breve” (pag 99). Giudizio che nasce da una osservata speciale, l’Italia: “In realtà, quello che si lascia alle spalle il novecento è un’Italia dominata da lobby, conventicole, corporazioni e mafie ancor più che in passato (…). Nulla, o quasi, resta del patto sociale trasparente stipulato con il varo della Carta Costituzionale: i cittadini pagano le tasse, in cambio ottengono servizi a spese della comunità”. Altro che servizi, conclude Pinna, visto quel che è accaduto nella sanità dove si è assistito ad una disastrosa eliminazione dei servizi territoriali e di prossimità, a favore della privatizzazione, senza neppure troppe differenze tra i diversi schieramenti politici. Da lì le catastrofiche conseguenze che si sono avute, dalla Lombardia alla Sardegna, non solo nel lottare contro la pandemia, ma anche nell’ordinaria gestione di assistenza ai tanti malati, acuti o cronici, colpiti da mali diversi.

Utile per la riflessione su tanti avvenimenti che ci sono accaduti sotto gli occhi e sui quali oggi, senza più le censure di allora, siamo in grado di dare giudizi approfonditi. Ancor più utile per tanti giovani, colleghi e non, che forse non ne hanno mai sentito parlare, Virus & Censure- Il contagio mediatico può trasformarsi in una lezione di Storia del Bel Paese. Dimostra come siano strettamente collegate diffusione delle epidemie, errori politici, silenzi o complicità del mondo dell’informazione. L’unico antidoto per garantire libertà e democrazia è diffondere conoscenza e verità. In qualche modo, in qualche parte del mondo succede, come dimostra Pier Giorgio Pinna chiudendo il suo libro. Il New York Times, mentre tutti si stracciavano le vesti sui disastri economici prodotti dal Covid, è stato il primo ed unico giornale che ha saputo e voluto elencare quanti grandi manager mondiali hanno visto incrementare in modo vertiginoso le loro retribuzioni, mentre le aziende, da essi stessi amministrati, andavano a picco. Un così pericoloso mondo delle disuguaglianze, quando sarà in grado di occuparsi sul serio dei milioni di donne, bambini, uomini che vivono miseria, carestia, malattie, disastrose epidemie, assenza di speranza?


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