Nessuno si senta escluso dal pericolo fascista. Sabato 16 ottobre è il giorno del rastrellamento del Ghetto di Roma e quest’anno non c’è solo la memoria

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Siamo tutti Cgil, nessuno si senta escluso dall’onda nera che non si pone problemi ad assaltare la sede centrale della maggiore organizzazione dei lavoratori in nome di un dissenso sanitario ma con ben altre intenzioni. Per questo sabato 16 ottobre si terrà quella che è probabilmente la prima mobilitazione antifascista in Italia dal dopoguerra. Ci sarà anche Articolo 21, che insieme alla Federazione Nazionale della Stampa Italiana, chiede da tempo lo scioglimento di Forza Nuova e delle organizzazioni che si rifanno al disciolto partito fascista perché questo stabiliscono la Costituzione e la legge ordinaria. Oggi, mentre la polizia notificava il provvedimento di sequestro del sito di Forza Nuova, in Parlamento venivano raccolte le firme a supporto della mozione che chiede lo scioglimento delle organizzazioni fasciste operanti in Italia. Proposta cui ha dato la sua adesione la senatrice Liliana Segre e adesso è davvero possibile attuare la Costituzione dopo anni di sottovalutazioni degli allarmi lanciati da più parti. Quanto accaduto alla Cgil ci riguarda da vicinissimo. Come ha detto questa mattina il Presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, adesso ci sono i giornalisti nel mirino e, purtroppo, non è una novità l’allarme delle ultime ore. Se si passano in rassegna tutti gli episodi, già gravissimi, che hanno visto protagoniste associazioni di ultradestra e le uscite violente tollerate fino all’inverosimile si deve ammettere che quanto avvenuto sabato nella capitale non era imprevedibile. Il fascismo ha odiato i giornalisti, è noto. I regimi in genere non sopportano la stampa libera ed anzi la repressione della libertà di espressione è la scriminante tra democrazia e regime, ciò che accade in Russia ed Egitto (solo per fare due esempi)  lo dimostra. Ma adesso in Italia c’è dell’altro: il timore che dopo i sindacati dei lavoratori tocchi ai giornalisti, alla Rai e al sindacato dei giornalisti. Va ricordato a questo proposito che la Fnsi è stata l’unico soggetto collettivo ad essersi costituita parte civile contro due neofascisti di primo piano, Giuliano Castellino, vicesegretario di Forza Nuova e tra gli arrestati per gli scontri di sabato pomeriggio, e Vincenzo Nardulli. Il Tribunale di Roma ha risarcito la Fnsi quale espressione di tutti i giornalisti italiani considerati aggrediti allo stesso modo con cui furono strattonati e cacciati i giornalisti de L’Espresso Federico Marconi e Paolo Marchetti. I fatti sono del gennaio 2019, la sentenza di giugno 2020. Nel mezzo è accaduto molto altro: decine di giornalisti sono stati insultati, aggrediti durante le manifestazioni no mask, “ioapro”, non pass, ma  non solo lì; insulti e minacce anche di morte sono arrivate oltre che a Paolo Berizzi, costretto a vivere sotto scorta, ad Asmae Dachan, a Federico Gervasoni, Andrea Palladino, Antonella Alba, ferita mentre seguiva proprio una manifestazione no green pass; altre due giornaliste erano state aggredite a gennaio 2020 sempre durante un servizio sulle commemorazioni di Acca Larentia a Roma, cacciate via da Andrea Antonini, vicepresidente di Casapound. Il 6 dicembre 2017 un blitz di Forza Nuova sotto la sede di Repubblica portò sotto i riflettori l’odio per la stampa libera, fu un’azione plateale ma neppure allora si riuscì ad andare oltre la solidarietà. Questa volta potrebbe essere diverso, con una mobilitazione che, peraltro, per una coincidenza della Storia cade in una data che nessuno mai potrà dimenticare, il rastrellamento del Ghetto di Roma avvenuto il 16 ottobre del 1943 al culmine della peggiore persecuzione degli ebrei.  Ogni anno in quello stesso giorno in molti ci ripetiamo che non bisogna dimenticare, quest’anno la memoria ha un valore aggiuntivo, ricordare quella orribile giornata e farlo opponendosi alla possibilità, reale, che quel tipo di persecuzione possa trovare spazio. Posto che di smagliature se ne sono viste già troppe negli ultimi tempi. E che #siamotuttiCgil.

 


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