Oggi è il compleanno di padre Paolo Dall’Oglio, da troppo tempo non cercato né ricordato. Le parole della sorella

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Rapito a Raqqa il 29 luglio 2013 dall’Isis, padre Paolo Dall’Oglio è da allora uno dei circa 100mila siriani che sono stati inghiottiti in un buio impenetrabile. Gesuita, romano, appassionato del dialogo perché sapeva che il fondamentalismo è ritenere che fuori dalla propria verità di fede ci sono solo false credenze e quindi una falsa umanità, Dall’Oglio compierebbe oggi, 17 novembre 2020, 66 anni, sette dei quali li ha trascorsi, se li ha trascorsi, silenziato, impossibilitato a parlare e da troppo tempo non cercato, non ricordato. La sorella, Francesca, ha scritto proprio in queste ore: “Oggi, 17 novembre 2020 ricorre il compleanno di mio fratello Paolo. 2665 giorni sono trascorsi dal suo sequestro in Siria nel luglio 2013.

Sette anni lunghi e dolorosi anche se sempre accompagnati dalla consapevolezza che Paolo si sentiva chiamato ad una missione che sentiva profondamente dentro di se e che come dice lui stesso:” Per ragioni che hanno a che vedere con l’impegno della mia vita, questa è una guerra civile che lacera la mia anima. Vorrei fare qualcosa per fermarla… Ma non voglio vivere una vita che sia altro da un dono radicale” Collera e Luce EMI 2013

La domanda di verità su ciò che è successo è un diritto ma è anche un dovere della comunità nazionale ed internazionale verso di lui e non solo.

Significa individuare le responsabilità e gettare le basi per una futura pacificazione

Per innestare i semi dell’armonia è necessario guarire tutte le ferite che in questi nove anni di conflitto si sono aperte, a partire dalla verità sulle migliaia di siriani scomparsi perché arrestati, sequestrati o peggio, uccisi.

Riportare a casa chi è ancora segregato e dare sepoltura a chi è stato ucciso, dando finalmente sollievo alle famiglie che da anni aspettano, è un dovere che chiama in causa anche i Paesi occidentali.

Si ribadisce la necessità di chiedere verità su Paolo. Negli ultimi mesi, il ritorno a casa di Silvia Romano, Padre Luigi Maccalli e Andrea Chiacchio – tutte persone su cui le speranze cominciavano a indebolirsi – è stata fonte di grande gioia ma anche di speranza.

Ed è con questo tipo di ottimismo che si rinnova l’appello a non lasciare intentata nessuna strada. Sarebbe il più bel regalo che si potrebbe fare a Paolo e al suo impegno per l’armonia su questa terra.”

Parlando dei semi dell’armonia Francesca Dall’Oglio parla dei semi dell’enciclica “Fratelli tutti”, l’enciclica di Papa Francesco che parla a questo nostro tempo e del nostro tempo. Il nostro tempo non può dimenticare i 100mila desaprecidos siriani, tra i quali c’è anche un italiano, come storia in questo mare di storie cancellate, rimosse, dimenticate. Storie che potrebbero essere finite in fosse comuni dell’Isis, dove migliaia di prigionieri sono stati gettati nel fango, o del regime, che ha fatto lo stesso con chissà quanti siriani.

Dimenticare Dall’Oglio è dimenticare tutti i siriani inghiottiti in questo buio. Le tecnologie oggi disponibili, come ha dimostrato la storia, consentirebbero di identificare e riconoscere i desparecidos siriani, i desaparecidos del Terzo Millennio. E’ impensabile non avviare un grande progetto di ricostruzione di queste storie, di queste persone, di queste vite, e dare a centinaia di migliaia di persone non solo il riconoscimento del diritto di sapere, ma anche il diritto di dare degna sepoltura a vittime innocenti di ferocia disumana. Partire da Raqqa, ex capitale dell’ISIS, dove le fosse comuni di questi carnefici sono state identificate e poste sotto controllo della coalizione internazionale è un dovere, per loro ma anche per noi, essendo il modo migliore per sconfiggere, volendolo, l’Isis, incautamente dato per finito tempo fa.


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