I migranti continuano a morire nelle acque del Mediterraneo

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Il sovranismo europeo è stato sconfitto alle Elezioni Europee e Salvini non è più il Ministro dell’Interno da più di un anno in entrambi i casi, ma i migranti continuano a morire nelle acque del Mediteranneo senza che ci sia più quel chiasso mediatico di qualche tempo fa. Perchè?

Le cronache ogni tanto continuano a fare la conta dei morti in mare – più di 100 in 2 giorni – fino all’aultimo naufragio di qualche giorno fa in cui ha perso la vita Joseph, un bambino di soli 6 mesi, sulla cui morte sta indagando la Procura di Agrigento per l’ipotesi di ritardo colpevole nei soccorsi.

Ma le cronache ci restituiscono  solo – e non sempre – la punta dell’iceberg, mentre rimangono coperte responsabilità e riflessioni che solo in pochi osano fare.

Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni in Libia, quest’anno almeno 900 persone sono annegate nel Mediterraneo e più di 11 mila sono state riportate in Libia, dove continuano a subire abusi e gravi violazioni dei diritti umani e a cui l’Italia in prima fila regala un sacco di soldi.

Le poche navi delle ONG rimaste in mare continuano a salvare centinaia e centinaia di migranti, mentre solo in Italia ben 6 navi sono ancora ferme con il pretesto del completamento di alcuni aspetti tecnici e della tutela della salute in epoca Covid-19.

La realtà dei fatti, a cui in pochi guardano con schiettezza, è che, sovranismo o non sovranismo, destra o sinistra politica, le morti dei migranti sono la plateale manifestazione dell’incapacità dell’Europa in primis di intraprendere un’azione efficace che porti all’implementazione di un sistema di ricerca e di soccorso in mare.

Questo succede perchè l’Europa continua nella volontà distruttiva di guardare il problema dell’immigrazione come a un’ emergenza, con uno scarico di responsabilità tra Paesi che la compongono. E a peggiorare la situazione potrebbe essere proprio il recente Migration Pact proposto dalla Commissione Europea, nel quale di fatto si legittima lo sviluppo di un sistema di campi di detenzione di frontiera, rendendo quasi impossibile rivendicare il diritto d’asilo. L’impressione di molti è che la Commissione abbia soddisfatto le priorità degli Stati membri più conservatori e anti-immigrati come Ungheria, Polonia e Slovacchia. Pur sottolineando il principio di “non respingimento”, sancito peraltro dal diritto internazionale sui rifugiati, il Migration Pact allo stesso tempo introduce misure che sono chiaramente intese a complicare la possibilità che le persone in fuga da persecuzioni e conflitti possano cercare o ottenere protezione nell’UE. E, alla fine, ancora una volta è stata data priorità a una scorretta interpretazione della sicurezza delle frontiere.

E l’Italia è parte integrante di questa miopia europea e poco importa a questo punto che siano stati cambiati finalmente i decretti sicurezza, perchè questi ultimi, per quanto siano un passo in avanti, rischiano di essere uno specchietto per le allodole.

Infatti, la multa si è solo abbassata da 1 milione a 50 mila euro per l’ingresso non autorizzato in acque italiane, con la possibilità di passare da un piano amministrativo a quello penale, se secondo i giudici ci sono i presupposti.

I migranti e i rifugiati devono essere tenuti fuori dall’Europa a tutti i costi.


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