Habemus Biden

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“Habemus Biden”, per dirla alla maniera vaticana. Battuta a parte, la religione c’entra.  Perché Trump ha trasformato i repubblicani in una setta, alla quale ha imposto di adorarlo. Qualsiasi cosa dica o faccia. Il presidente uscente parla da predicatore, in una nazione dove questi personaggi hanno una forte presa sulla popolazione più emarginata, devota al trittico autoritario-identitario “dio-patria-famiglia”. Gran parte del paese sembra in trance alla sua vista, finché una brava giornalista lo equipara in pubblico a uno “zio pazzo”:  è l’ago che tocca la bolla.

Il “sonnacchioso” Joe ha l’intelligenza di non accettare la sfida sullo stesso campo di Trump: non le spara più grosse di lui, ma cambia completamente registro. Dice di voler curare una comunità malata non solo di covid19, ma di razzismo, disuguaglianza di genere – temi di cui si fa garante la vice in pectore, Kamala Harris. E che soffre le ferite di una profonda ingiustizia sociale, visto che la ricchezza prodotta dalla gestione Trump si è accumulata su pochi, lasciando masse di emarginati ancora più povere e alle quali il miliardario – se rieletto – vorrebbe togliere anche l’assistenza minima offerta dal programma sanitario Obama-care. Fine dell’incubo? No, i mitra dei “ragazzi orgogliosi” – le bande armate di estremisti trumpiani a cui il presidente ha detto di  “stare pronti” – finora non hanno sparato, ma la tensione è altissima. Basta un morto per incendiare il paese e lo zio pazzo è di cattivo umore. Incrociamo le dita.

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