Paura del futuro. Dietro il risultato delle elezioni USA

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Se non ci fosse stata la pandemia, Trump avrebbe vinto a man bassa, perchè rappresenta il peggio di ogni aspetto del capitalismo, uno zoccolo duro che è stato solo scalfito dal vincitore Biden. Evidentemente il populismo, il razzismo, il maschilismo, il negazionismo, il mafiascismo, sono sirene che portano l’uomo (e le donne) del paese più potente al mondo nelle braccia di qualunque psicopatico. Ma il meglio che lo stesso capitalismo USA è riuscito a contrapporre è un quasi ottantenne, vecchio politicante, che da quasi cinquant’anni siede al senato, commissione esteri, poltrona di cui ha beneficiato il figlio, che si occupa di “affari” internazionali.

Dodici anni fa qualcuno divenne un po’ malinconico, considerando che Obama, l’uomo più potente del mondo, era più giovane di lui. Oggi non ci rallegriamo di certo di un presidente USA che ha una ventina di anni in più dei cinquantenni di ogni nazione. Negli states lo scontro  (anche fisico) tra democratici e repubblicani si è tenuto su un piano difensivo, di appartenenza, manca un vero ed ampio progetto nuovo, dove possano riconoscersi soprattutto le giovani generazioni. Per questo piace tanto l’usato garantito del populismo, che cattura le cosiddette democrazie mondiali. Forse è anche colpa dei giovani che non partecipano, se non in modo monotematico. Ma noi anziani, negli ultimi 50 anni, non abbiamo fatto di meglio. Ecco il motivo dell’odierna paura del futuro.


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