Trump sulle orme di Nixon

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Sono molti i giornali e le tv,negli stati uniti, a criticare la serata finale della convenzione repubblicana nel corso della quale Donald Trump ha accettato la nomination a candidato presidenziale. L’uso della Casa Bianca come palcoscenico di parte, le numerose bugie scovate dai fact checker nei discorsi finali, il tono da “Apocalypse now” usato ipotizzando un vittoria di Biden foriera di anarchia,violenza addirittura socialismo. Ma non bisogna giudicare con metro europeo le pittoresche kermesse politiche usa. Nel 1968 tutto faceva pensare a una vittoria democratica alla presidenziali sull’onda del grande movimento dei diritti civili. Le manifestazioni di piazza, pero’, sfociavano spesso in scontri e tafferugli con la polizia. Nixon riciclo’ lo slogan “law and order” sperimentato da Ronald Reagan qualche anno prima nella sua campagna elettorale in California. La classe media americana,spaventata , lo voto’. Trump cerca di fare leva sulle stesse paure. Quel che ha perso con il covid cerca di recuperarlo con la paura della violenza. E’ un gioco pericoloso e spregiudicato. Alla convenzione repubblicana e’ stato dato spazio alla famiglia Mckloskey che e’ uscita di casa armi alla mano per fronteggiare dei manifestanti. E 24 ore dopo un 17enne armato di fucile ha fatto lo stesso in Wisconsin uccidendo due persone. Un autogol? Tutt’altro. La paura di una classe media impoverita e’ facile da eccitare.
Ma ci sono differenze con il 68. Allora la convention democratica di Chicago fu teatro di scontri violenti fra le frange della sinistra studentesca e l’apparato del partito democratico. Oggi Biden sembra  riuscito a riunire intorno a se tutte le anime del partito nel nome della battaglia comune contro il pericolo di un secondo mandato a Trump.
Per ora ha funzionato. Ora vedremo i faccia a faccia televisivi attraverso i quali Trump spera di continuare la sua rimonta nei sondaggi. Lo capiremo presto. Da qui al 3 novembre non mancheranno i colpi di scena.

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