Iran, giornalista condannato alla pena di morte

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L’Iran ha condannato a morte Rouhollah Zam, un noto giornalista iraniano ora considerato ‘nemico dello stato’.

In una conferenza stampa Martedì 30 giugno, il portavoce della magistratura iraniana Gholamhossein Esmaili ha fatto riferimento al verdetto emesso sul processo contro il propagandista anti-iraniano Rouhollah Zam, rivelando che la sentenza è ancora in fase preliminare ed ancora oggetto di appello.
La sentenza definitiva spetta infatti alla Corte Suprema dell’Iran. Esmaili ha affermato inoltre, che data la sensibilità e la natura di alto profilo del caso, un’assoluzione sembra tuttavia del tutto improbabile. Secondo quanto riportato da Iran Press News Agency, Rouhollah Zam avrebbe confessato nella seconda sessione del suo processo di avere avuto la massima protezione di sicurezza da parte del Presidente francese Emmanuel Macron.
Il processo in Iran è stato presieduto dal giudice Abol-Qasem Salavati, che deve la sua notorietà a dure sentenze contro giornalisti, dissidenti e manifestanti iraniani. Durante la precedente sessione del 9 giugno, Zam si era dichiarato non colpevole delle accuse principali, sostenendo che ciò che ha fatto non era altro che ‘giornalismo’.
Secondo le autoritá iraniane invece i tredici capi di imputazione a cui é stato condannato corrispondono all’accusa di “corruzione sulla Terra” comminata quindi in “pena di morte”.
Zam venne accusato di aver ideato sulla piattaforma Telegram, un sito di notizie contro il Governo Iraniano, dal nome “AmadNews” (Voce del popolo). Questo sito era uno dei tanti siti di informazione considerati illegali dall’Iran, poiché aveva sostenuto le proteste degli iraniani a partire dal 2017.
La popolaritá di AmadNews, gli fece guadagnare una diffusa notorietà all’epoca e la sua rete di notizie, arrivó ad avere quasi due milioni di follower. Sul suo sito venivano condivisi molti video delle proteste ed alcune informazioni nocive e compromettenti su alcuni funzionari iraniani.
A seguito delle lamentele da parte del Governo iraniano il suo canale su Telegram venne chiuso. Oltre alle notizie delle proteste e le accuse alle autoritá, il giornalista avrebbe inoltre diffuso informazioni su come costruire bombe a benzina.
Nonostante la chiusura il canale di Zam, ha continuato ad esistere anche se con un nome diverso
La condanna di Zam come spiegato é di “corruzione sulla terra”, ovvero è uno di quei reati considerati tra i piú gravi nella Repubblica Islamica dell’Iran.
Si tratta di un ‘reato’ di derivazione coranica che fa riferimento ai comportamenti disonesti, ma che oggi comprende anche le attività di spionaggio.
Le note attività politiche di Zam risalgono al 2009, quando venne stato arrestato in seguito alle proteste che hanno scosso l’Iran durante la contestata rielezione del presidente Mahmoud Ahmadinejad.
Dopo il suo rilascio, Zam visse in esilio in Francia e scrisse una lettera pubblica al leader supremo Ayatollah Ali Khamenei in cui trattava il tema “della tortura e dei maltrattamenti” nei centri di detenzione iraniani.
Zam, é uno dei figli del religioso sciita riformista Mohammad Ali Zam.
Suo padre ha prestato servizio al governo all’inizio degli anni ’80. Il religioso in una lettera pubblicata dai media iraniani nel luglio 2017 aveva affermato che non avrebbe mai sostenuto in alcun modo suo figlio, e si era dissociato da tutte le accuse e le denunce che lo stesso aveva ottenuto a seguito della sua attivitá propagandistica su AmadNews .
Resta ancora oggi peró il mistero del suo arresto.
Le modalitá della cattura di Zam non sono ancora ben chiare. Secondo quanto riferito, da Al Monitor il giornalista dissidente, era stato attirato in Iraq con una scusa,lo scorso ottobe 2019 ed arrestato subito dopo l’atterraggio. I dettagli esatti su come sia stato arrestato e trasferito dall’Iraq all’Iran rimangono ancora molto nebulosi.
Secondo un’esclusiva della BBC Persian, le autorità irachene avrebbero catturato il giornalista all’arrivo a Baghdad e consegnato alle autorità di intelligence iraniane in virtù di un accordo bilaterale di estradizione. In questi giorni dopo la condanna a morte, molte Associazioni per i Diritti Umani quali Amnesty International ed organizzazioni per la tutela dei Giornalisti chiedono al Governo Iraniano di ribaltare immediatamente la sentenza.


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