Carminati, Spada, Casamonica: tutte le contraddizioni di Roma concentrate in poche ore

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La Corte di Cassazione ha detto che “Mondo di mezzo” non era un sistema mafioso, senza negare, d’altronde, che sul territorio della capitale esistono delle associazioni che operano con modalità mafiose. Lo ha scritto pochi giorni fa, il 12 giugno. E da oggi è libero di circolare per Roma Massimo Carminati, figura di spicco, ex Nar, attorno al quale ruotava tutto il processo. Sono scaduti i termini della custodia cautelare, era in carcere da dicembre 2014. Tutto legittimo. Tutto bene.
In queste stesse ore la Corte d’Appello ha invece confermato la condanna per mafia per tre esponenti del clan Spada di Ostia, Massimiliano Spada, Massimo Massimiani e Claudio Galatioto, i quali si occupavano a diverso titolo di armi, droga, intimidazioni e gioco d’azzardo.
Quasi in contemporanea la Dda di Roma ha chiesto e ottenuto misure cautelari personali e reali nei confronti del clan Casamonica.
Contraddizioni, passi avanti e passi indietro di una città, la capitale, che non ha ancora fatto i conti con la sua realtà, non fino in fondo. I Casamonica descritti in tantissime inchieste giornalistiche e in due libri, di Nello Trocchia e Floriana Bulfon, rappresentano il nocciolo duro di un contesto sociale, economico e criminale non smantellato. Hanno alzato più volte la voce, hanno minacciato, hanno ostentato il loro potere. Soltanto nell’operazione di ieri c’è stato un sequestro di beni per venti milioni di euro. Non hanno paura. E’ noto il loro atteggiamento intimidatorio verso i giornalisti. Guerino Casamonica, uno degli arrestati, è l’autore delle minacce a Nello Trocchia, come lo stesso giornalista ha ricordato. Guerino è considerato, nella misura cautelare del Tribunale, il capo di uno dei sodalizi criminali che comandano a Roma.
Sono sei anni che l’argomento mafia è divenuto attuale a Roma: c’è voluto l’arresto di Carminati nel dicembre del 2014 per aprire uno squarcio sull’indifferenza; e il funerale principesco di Vittorio Casamonica ad agosto del 2015 per costringere tutti (o quasi) ad aprire gli occhi e ad ammettere lo strapotere delle famiglie rom. Quello che è accaduto dopo è stata una scia di violenze e abusi, non solo arresti e processi. Fatti di cronaca in cui le vittime erano persone normali e, molto spesso, giornalisti perché ad un certo punto (e finalmente) sono stati accesi i riflettori. Ma adesso, in questo curioso giugno del 2020, riemergono le contraddizioni, le smagliature, le anomalie di Roma. La mafia c’è, contestata, negli atti dell’arresto per i membri del clan Casamonica. Ma non c’è più in “Mondo di mezzo” e ciò ha lasciato tirare un sospiro di sollievo ai negazionisti che hanno potuto dire: “Era solo un sistema illegale, non mafioso”. E oggi potranno dire a proposito dei Casamonica: “Sono solo zingari”.
Si va avanti così, con magre consolazioni.
(nella foto il giorno dell’arresto di Massimo Carminati a dicembre del 2014)

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