Torna il tormentone-clandestini, così Salvini prova a spostare il tiro

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“Gli  italiani chiusi in casa e i clandestini liberi di sbarcare”. Con un tweet sibillino il capo della Lega Matteo Salvini prova a rimettere in pista il vecchio adagio che ha fatto compagnia alla sua avventura da Ministro dell’interno e alle sue molte campagne elettorali recenti. L’occasione ghiotta è stata offerta da una ripresa degli sbarchi, prevedibile per la bella stagione e perché, purtroppo, le condizioni dei luoghi da cui quei migranti scappano non sono cambiate. Sono infatti quattro le imbarcazioni segnalate e una, secondo le segnalazioni di Frontex, si è rovesciata. Il naufragio delle persone che erano a bordo del barcone sono state riprese da un aereo della squadra dell’emergenza europea. Nel frattempo il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha firmato un’ordinanza con cui si dispone che i migranti che dovessero arrivare autonomamente saranno fatti salire su una nave inviata appositamente e dove trascorreranno il periodo di quarantena. Si sta dunque affrontando la fase dei nuovi sbarchi e arrivi con le regole del tempo del coronavirus, c’è un appello di sindaci e parlamentari che chiedono di non abbandonare in mare queste persone. Un approccio troppo distante dai proclami durissimi della scorsa estate che adesso l’ex Ministro cerca di utilizzare per riconquistare un consenso molto ridimensionato da fatti recenti. Tra questi certamente l’operazione di fact checking sul Mes fatta dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Prima, comunque, era successo altro, tipo l’appello a lasciare tutto aperto, seguito qualche settimana più tardi dallo scandalo delle case di riposo nella Lombardia a guida leghista. Insomma era, è, necessario spostare l’attenzione su qualcosa di altro e diverso e cosa c’è di meglio se non il cavallo di battaglia dei clandestini liberi di sbarcare mentre uno Stato cattivo tiene in gabbia gli italiani? Tutto sommato pure l’approccio al grave problema della condizione dei migranti, dei richiedenti asilo, dell’assistenza che si potrà dare loro può diventare il termometro di quanto la pandemia ci abbia davvero cambiati. E magari si porterà dietro una diversa valutazione della “caccia all’uomo nero” sempre aperta per i razzisti in servizio permanente effettivo.


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