Iran: un assordante silenzio che inquieta

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Il governo di Teheran sinora non ha  confermato il tragico  bilancio dei disordini degli ultimi giorni nelle città iraniane scatenati dall’aumento del prezzo della benzina. Secondo Amnesty International i morti sarebbero stati almeno 106, ma dall’Iran sui media controllati dal governo, come Presstv scorrono solo le immagini dei funerali dei  tre agenti di sicurezza morti nei disordini e le contromanifestazioni organizzate dai sostenitori del governo. In primo piano ci sono le dichiarazioni trionfali e minacciose delle autorità iraniane che parlano di interferenze straniere negli scontri . Per  la guida spirituale l’ayatollah Khamenei “l’Iran ha respinto il nemico in guerre  militari politiche e della  sicurezza, e con l’aiuto di Dio lo respingeremo sicuramente anche in questa guerra economica”
Il dito è puntato contro il nemico di sempre,l’Arabia Saudita e Donald Trump che ha cancellato l’accordo sul nucleare ed ha  imposto nuove sanzioni all’Iran che ne limitano  la vendita di greggio  mettondo  in ginocchio l’economia del paese e facendo perdere alla moneta iraniana piu della metà del suo valore rispetto al dollaro. L’inflazione è intorno al 40%,e  la disoccupazione al 14 %. La gente è esasperata e l’aumento del prezzo della benzina, sostenuto anche da Ali Khamenei è la conseguenza di questa situazione paradossale visto che l’Iran galleggia su un mare di petrolio.
Per il presidente Rouhani “Il popolo iraniano è riuscito di nuovo a superare un esame storico in modo onorevole, dimostrando che non permetterà ai nemici di manipolare la situazione”. Difficile capire se le proteste siano state represse o se ci siano ancora disordini in atto.. L’Iran da sabato scorso è isolato,internet è stato bloccato e gli iraniani non possono comunicare con l’esterno. Era successo anche nel 2009 in occasione dellle elezioni presidenziali quando il successo dell’onda verde riformista era  sfociato  nella violenta repressione del regime dell’allora presidente Ahmadinejad. E’ lo stile iraniano, tenere lontani i giornalisti e  sguinzagliare i pasadaran e i basiji, la milizia paramilitare che affianca la polizia e le Guardie della Rivoluzione islamica, per punire chi non ubbidisce. Dieci anni fa erano finiti nel macabro carcere di Evin alle porte di Teheran  professionisti,attivisti dei diritti umani, giovani universitari e professori che si erano schierati con il programma di riforme voluto dalla parte riformista della società iraniana. Alcuni da quel carcere non sono più usciti, altri ci resteranno purtroppo a lungo, come  l’avvocata attivista Nasrine Soutudeh condannata a 33 anni di prigione con l’accusa  di tramare contro la sicurezza nazionale. La mobilitazione internazionale per la liberazione di Nasrine, madre di due bambini, sinora non ha dato alcun risultato. Non sappiamo chi sia stato arrestato in queste ore e chi rischi  la pena di morte. Proprio Ali Khamenei ha lasciato intendere che  questa ipotesi sarebbe  al vaglio delle autorità. Intanto i primi di dicembre Roma ospiterà la conferenza sul Mediterraneo Med Dialogues dove è atteso anche il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif. L’Ialia è da sempre uno dei partner commerciali più importanti per l’Iran, addirittura era diventata  il primo partner dopo la firma dell’accordo” internazionale sul nucleare del 2015 . Il  nostro interscambio “era passato da 1,3 miliardi a circa 5 miliardi di euro.  Con l’arrivo di Trump e l’uscita di Washington dall’accordo le nostre relazioni commerciali si sono di nuovo contratte. Una cosa è chiara: la politica in Medio Oriente del presidente americano a noi non fa bene,ma scontentare Trump pare non convenga.

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