‘HRA’ di Alejandro Fernández Almendras al 37. TFF. Ovvero, Non sempre il sole tramonta in mare

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Ci sono opere in cui gli attori (qua i bravissimi Vladimíra Benoni, Sarah Havacova, Sarah Hlavácová, Danica Jurcová, Ondrej Malý) recitano in ruoli che prevedono di essere attori di ulteriori personaggi, ma non è certo una novità nel panorama delle rappresentazioni teatrali e cinematografiche. Tuttavia il film HRA/The play, proposto nella intrigante sezione TorinoFilmLab del Torino Film Festival 2019, ha quel quid recitativo particolare che conferma le doti di autore riflessivo e di elegante regista di Alejandro Fernández Almendras. Fra le tante, basti sottolineare la scena – ripresa con realismo estremo – di passione tra i due amanti. Ispirato alla Fedra di Miguel de Unamuno (“Una specie di Kafka spagnolo” dice il protagonista all’ignorante) anche il regista cileno prova a mettere sullo schermo una tragedia di ispirazione euripidea. Lo fa attraverso la vicenda di Petr, un regista ceco che vuole adattare per un piccolo teatro la passione di Fedra per Ippolito. Diviso in cinque atti, un prologo e un epilogo, il film, girato in un dolente bianco e nero, perfetto per l’argomento, si apre con le frustranti audizioni per scegliere una protagonista. “Questo inverno non finisce mai” sono le parole di Fedra che aleggiano continuamente sul film. A casa, Petr e la moglie Katarina, che si è licenziata seguendo il marito in provincia per assecondarne le ambizioni, vivono momenti di incomprensione e stanchezza (“Tocca a te oggi cambiare il bambino”). Preso da mille problemi organizzativi a poche settimane dal debutto, il regista si trova a lottare anche per avere i finanziamenti dall’amministrazione cittadina, da cui subisce il ricatto per la modifica della trama a causa dei riferimenti alla politica locale. “È successo qualcosa” – gli chiede la moglie – “Niente. Non ancora, almeno!” Quando tutto sembra andare in malora, ecco che il fato presenta la possibile salvezza nelle vesti di una sconosciuta attrice, Karolina, che reclama la parte. Messa alla prova, stupisce Petr per le sue doti. Una su tutte quella di ammaliare l’uomo, che poco alla volta si abbandona fra le braccia dell’affascinante donna. A pochi giorni dalla rappresentazione tutto precipita. I fondi vengono tagliati, Katarina impone al marito di lasciare la casa, mentre Karolina, sempre più gelosa della moglie, abbandona le scene a poche ore dall’inizio. Con una attrice rimediata all’ultimo istante Fedra va in scena comunque, ma è un totale insuccesso. Cosa accadrà ora? Il finale – molto emozionante per immagini e silenzi – lascia aperte molte possibilità.

Abbiamo o non abbiamo responsabilità per ciò che nasce nella nostra sfera affettiva? Siamo soltanto marionette trascinate da forze onnipotenti che fanno di noi quel che vogliono? Possiamo noi opporci ad esse per essere i veri protagonisti della nostra vita? Uno dei temi più insistenti di Unamuno è quello dell’avversione alla ragione, volendo lui, invece, esaltare la vita, il sentimento. Egli, insomma, aborriva vedere sistemato il flusso della vita nello schema del logos. Crediamo che anche Almendras abbia voluto sostenere che non è possibile organizzare le nostre esistenze in modo perfetto e razionale. “Cosa c’è di più complesso di amore e passione?” dice Karolina a Petr, che prova a dare ordine al tutto e vede tutto crollare. Le emozioni quando irrompono non possono essere fermate, perchè “non sempre il sole tramonta in mare”.


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