50 anni dallo sbarco: Sorella Luna

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C’è chi la guarda pensando a Dio e chi pensando che Dio non c’è. Fin dalla sua etimologia, la parola “luna” richiama la luce, la luce del sole che la luna riflette. Mi viene in mente un parallelismo: come il satellite della terra rispecchia la luce della stella più vicina a noi, così i primi cristiani risplendono della luce di Cristo. Sant’Ambrogio, patrono di Milano, scrisse che “la chiesa splende non della propria luce, ma di quella di Gesù”.
Al di là di questo, vorrei ricordare le voci di chi, in tempi più recenti, con la Luna ebbe a che fare “scientificamente”. Sono passati 50 anni e quelle parole risuonano ancora: “Un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità”. A pronunciarle fu Neil Armstrong, il primo uomo a calcare un piede sul suolo lunare.
Qualche mese prima, alla vigilia di Natale del 1968, altri tre astronauti statunitensi, Bill Anders, Jim Lovell e Frank Borman, avevano fatto un giro di ricognizione attorno al satellite: avvicinandosi l’alba lunare, avevano recitato i versetti della Genesi: “Al principio Dio creò i cieli e la terra…”.

Otto anni prima, nel 1961, al primo uomo ad andare nello spazio, il sovietico Yuri Gagarin, era stata attribuita questa frase: “Chi non ha mai incontrato Dio sulla Terra, non lo incontrerà neppure nello spazio”. Non è chiaro se Gagarin pronunciò veramente questa affermazione, o se gli ideologi del suo Paese gliela misero in bocca per rafforzare uno dei capisaldi dell’ideologia comunista in opposizione a quella liberal-democratica degli americani.

Noi italiani, invece, figli di Francesco Patrono d’Italia, ricordiamo le parole del santo: “Laudato si’ mi’ signore per sora luna e le stelle,/in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle”. Sono le parole del Cantico delle Creature, il primo testo letterario della lingua italiana, figlie di un amore per il Creato che 800 anni dopo continua a meravigliarci.
Meraviglia noi, meraviglia papa Bergoglio, che agli insegnamenti di san Francesco ha ispirato il suo pontificato, a partire dall’enciclica “Laudato Si’”, dedicata alla cura della nostra casa comune.

La luna di cui tutti parlano in questi giorni torna ancora alla fine della vita terrena di san Francesco. Scrisse Tommaso da Celano, primo biografo del Santo: “Era come una stella, ma con la grandezza della luna e lo splendore del sole, e sorvolava la distesa delle acque trasportata in alto da una nuvoletta candida». Una stella dunque, con la grandezza della luna e lo splendore del sole: tale è l’anima di Francesco descritta da Tommaso. Splenderà anche stasera la luna in cielo, una luna di straordinaria bellezza, facendoci comprendere l’importanza della tecnologia al servizio dell’uomo. www.huffingtonpost.it


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