Cannes 2019. “Sorry We Missed You”, il prezzo dell’abdicazione ai diritti sindacali in un film di Ken Loach

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CANNES – Molti in Italia avranno visto dei reportages sui riders  – ovvero quegli esseri umani che sulla carta sono lavoratori autonomi, ma di fatto soggetti a turni e valutati con un algoritmo – consegnano pacchi con il motorino o con un furgone e sono inseriti in un sistema produttivo che li riduce a schiavi.  Ken Loach  in “Sorry we missed you” racconta di una famiglia di Newcastle – padre e madre con due figli, una di undici anni e l’altro in età liceale – la cui sopravvivenza è faticosamente garantita dal lavoro precario dei genitori. La madre assiste diverse persone anziane, il padre nella ricerca di un posto più redditizio vende l’auto di famiglia per comprare un furgone, con il quale diventare trasportatore in proprio: in pratica è un rider assunto in un’azienda che ha come obiettivo il solo profitto. Da quel momento tutto per lui viene finalizzato alla velocità di consegna e anche la pipì deve essere scaricata in una bottiglia.  Ogni lavoratore che accetti queste regole, dice Ken Loach,  è perduto …

Due volte Palma d’oro – nel 2006 con Il vento che accarezza l’erba e nel 2016 con I, Daniel Blake – alla vigilia del suo ottantatreesimo compleanno il regista inglese torna al festival di Cannes con un film che affronta i problemi legati alla precarizzazione e alla perdita dei diritti sindacali del nuovo mondo,  e lo fa non solo dal punto di vista delle responsabilità dell’azienda ma  anche di quelle del lavoratore. “Sorry we Missed you” ritrae la vita quotidiana di una coppia di persone semplici, che faticano dall’alba al tramonto senza potersi dedicare ai figli, con i quali i conflitti scoppiano per la disistima che genitori subordinati ispirano alla prole. Nei titoli di coda si legge “Grazie a tutti quei trasportatori che ci hanno fornito informazioni sul loro lavoro ma non hanno voluto che i loro nomi comparissero”,  postilla che la dice lunga sulla serietà del regista nel documentarsi e sul valore sociologico del film.  

“Sorry we missed you” non è solo  denuncia delle condizioni socio-culturali  di un capitalismo sempre più selvaggio, reso possibile negli anni da politiche di sinistra troppo remissive e poco lungimiranti, è anche disamina di quel comportamento individuale e insieme collettivo, che ha prodotto gli schiavi del nuovo millennio.  La rincorsa a produrre sempre più e meglio, accettando i modelli imposti dalle aziende per poter sbarcare il lunario, fa sì che delle persone resti il lato peggiore e della loro vita quasi niente. La sconfitta umana però, ed è questa la completezza del messaggio di Ken Loach, non è dovuta solo a cause esterne, è pure frutto di responsabilità personali: in altre parole “precari di tutto il mondo unitevi”.


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