“Calano gli sbarchi ma aumentano i morti in mare”. La tragedia dell’immigrazione nelle parole del cardinale Bassetti, presidente Cei

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Presentazione annuale del rapporto sulle migrazioni del Centro Astalli, sezione italiana del Jesuit Refugee Service, il Servizio dei Gesuiti ai Rifugiati fondato da padre Pedro Arrupe quando si verificò, nel 1980, la tragedia dei boat people vietnamiti. Oggi pochi ricordano quello spirito di servizio e l’emozione solidale che la fuga di milioni di persone determinò nel mondo. Ma della presentazione del rapporto 2019 del Centro Astalli, da parte di padre Camillo Ripamonti, più che i numeri, impressionanti, ha colpito la conclusione, evidentemente condivisa dalla Curia Generalizia dei Gesuiti:  “Di solito incolpiamo l’Europa di quanto sta succedendo sul fronte migranti, in realtà la responsabilità di questa situazione è la poca lungimiranza di ogni singolo Stato, di quelli ai confini ma anche di tutti gli altri: non investiamo abbastanza come Europa per la crescita del continente africano: abbiamo smantellato le operazioni di soccorso e il salvataggio in mare, ultima l’operazione Sophia: esiste poca solidarietà tra gli Stati membri, come ha mostrato il tema del ricollocamento dei migranti. Non pensiamo e agiamo veramente insieme come Europa, il rischio è di rinunciare al sogno di un’Europa dei popoli, quel sogno che i migranti ci ricordano, perché per molti di loro è il loro sogno che stiamo trasformando in uno dei peggiori incubi. Il Centro Astalli, insieme al Jesuit Refugee Service, aderisce alla campagna #StavoltaVoto, certi che il voto di ognuno contribuirà a realizzare un futuro migliore per la nostra casa comune.” Un’indicazione che difficilmente può essere intesa diversamente: occorre partecipare anche per l’urgenza di un ripensamento delle politiche chiamate a fare i conti con il fenomeno migratorio.

Davanti al presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, che ha ricordato la necessità di assumersi le proprie responsabilità davanti al destino di chi viene ricondotto in Libia e dei 100 migranti su 1000 che muoiono in mare, due anni fa erano 25 su mille, il presidente del Centro Astalli, padre Camillo Ripamonti, ha elencato i numeri di una realtà globale che non può essere fraintesa: “nel mondo sono oltre 68 milioni i richiedenti asilo e i rifugiati nel 2018, attraverso il Mediterraneo sono arrivate in Europa circa 116mila persone, di cui poco più di 23mila in Italia, circa 59mila in Spagna e 33mila in Italia.”

La realtà italiana che ha raccontata è stata segnata soprattutto dalla preoccupazione per l’emergenza salute. “La precarietà di vita di molti richiedenti e titolari di protezione internazionale giovani ha chiare ripercussioni sulla loro salute.” A Roma ha denunciato il caso dell’accresciuta comunità maliana (un 41% in più rispetto al 2017), fatta di persone che nel 72% dei casi ha meno di 30 anni. Molti di loro, esclusi dai circuiti dell’accoglienza, vivono in condizioni di grave marginalità e la loro salute ne risulta compromessa. Lo stesso accade per molti afghani”, che vengono rimpatriati da Germania, Norvegia, Olanda e Svezia perché contro ogni evidenza il loro non viene più considerato un paese instabile. “Anch’essi sono usciti dai circuiti dell’accoglienza e sono in situazione di grave difficoltà esistenziale.” Aumentano poi le persone traumatizzate dal viaggio e soprattutto dalla detenzione nei centri in Libia, anche le ripetute e preoccupate dichiarazioni dell’Alto Commissariato della Nazioni Unite per i rifugiati ne fanno una questione che non può lasciare tranquilli. Tali violenze si sommano indelebilmente con quelle che pesano sulla vite di queste persone. Non possiamo più esserne complici continuando a legittimare accordi che, con lo scopo di ridurre i flussi, ledono diritti e dignità delle persone.”

Altro elemento allarmante e sottolineato da padre Ripamonti è che “per molti migranti con permesso di soggiorno per motivo umanitari in rinnovo o scaduto, è impossibile il rinnovo della tessera sanitaria e quindi l’accesso al Sistema Sanitario Nazionale. Una certa difficoltà si riscontra anche per i richiedenti asilo a fronte dei cambiamenti operati dalla nuova legge.”

La valutazione del decreto sicurezza, poi trasformato in legge, è chiara. “ Esso negli effetti deve ancora rilevare tutti i propri limiti, tuttavia rallenta il processo di integrazione e rischia di creare più irregolarità che sicurezza.” Qui spiccano due elementi di assoluta rilevanza: “il non accesso all’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo e l’eliminazione della protezione umanitaria, che lungi dall’essere la causa di tutti i mali è stata la modalità per gestire situazioni che spesso non sono inquadrabili con facilità nell’attuale quadro normativo nazionale e internazionale. Essi hanno come conseguenza l’impossibilità di accedere, per coloro che sono ancora titolari, al sistema di accoglienza diffusa, rendendoli maggiormente a rischio marginalità.”

Padre Ripamonti ha ricordato che Papa Francesco, nel corso della sua recente visita in Campidoglio, il 27 marzo di quest’anno, ha detto: “Non si temano la bontà e la carità! Esse sono creative e generano una società pacifica capace di moltiplicare le forze, di affrontare i problemi con serietà e con meno ansia, con maggiore dignità e rispetto per ciascuno e di aprirsi a nuove occasioni di sviluppo.” Purtroppo il panorama culturale, caratterizzato da leggi più restrittive e dal taglio degli stanziamenti per l’integrazione, rende più facile cogliere gli elementi che inducono a fare dei migranti i capri espiatori di scelte che o non sono lungimiranti o arma ideologica della paura.


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