Vogliono cacciare Bergoglio

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Il Cardinale Kasper: i nemici di Papa Francesco vogliono un nuovo Conclave. La crisi degli abusi clericali viene usata dagli oppositori di Bergoglio per espellerlo dal papato ed eleggere un nuovo Pontefice adatto alle loro volontà.

Nel frattempo Papa Francesco, forse l’ ultima autorità morale internazionale rimasta a combattere la povertà, l’ ingiustizia sociale, lo sfruttamento dell’ uomo, il suo massacro, la prevaricazione della finanza sull’ uomo, procede seguendo una linea a tutti chiara. Su questi temi non intende tornare indietro. Anche recentemente (durante l’ Angelus) ha espresso il suo dolore e la condanna per quanto avvenuto al popolo colombiano vittima di un attacco terroristico che ha provocato molti morti innocenti. Non ha esitato ad esprimere tutto il suo dolore, la sua indignazione per il drammatico naufragio avvenuto in questi giorni nel mare mediterraneo. Ben 170 morti affogati “vittime forse di trafficanti di esseri umani”. Questa affermazione è forse una novità rilevante che si inserisce nella predicazione di Francesco.  Il Papa, pare di capire, è consapevole che ci sono trafficanti che mandano consapevolmente molti esseri umani, siano essi uomini, donne, bambini, donne incinte, a morire su gommoni volutamente destinati a naufragare. Sa Papa Francesco che fanno questo perché cercano di ricattare la comunità internazionale e vogliono obbligarla a consentire la ripresa di questi traffici loschi, privi di scrupoli, altamente redditizi come tutte le peggiori attività criminali. Nello stesso discorso il Papa ha pregato anche per chi ha avuto la responsabilità di quanto accaduto. Un riferimento ad autorità governative libiche e non libiche per non essere intervenute in modo da evitare questa terribile tragedia?

Ma non è per questo che Papa Bergoglio non è amato da una parte del mondo cattolico. In realtà, a molti di loro, interessa poco, o relativamente, il succedersi di queste tragedie, così come  colpevolmente poco parlano dei milioni di morti innocenti caduti sotto  bombardamenti che si succedono impietosamente in questo nostro mondo che sembra essere in guerra con sé stesso.

Far ricadere su Papa Bergoglio la tolleranza sugli abusi sessuali del clero è semplicemente ridicolo. In realtà prosegue con eguale inflessibiità il rigore di Papa Ratzinger. Il fatto che molti di questi accusati, Cardinali e Vescovi, siano persone di una certa età, dimostra che il male parte da lontano, che, oltre che pervertiti senza scrupoli, sono stati anche abili mistificatori. Molte generazioni, in Vaticano e fuori sono state ingannate, la loro buona fede tradita con impudenza da chi è salito a vette di ipocrisia inaudite.

Molti dei cattolici che vogliono cacciare Papa Bergoglio in nome di una morale priva di cedimenti fanno venire in mente le parole di Freud: diffidate dei moralisti, tanto più lo sono, tanto più vogliono nascondere la gravità dei peccati che sono in loro.

Un altro degli argomenti che usano contro il Pontefice è la sua mancanza di aderenza alla tradizione. Molti di loro non hanno certo la finezza intellettuale per aver letto un libro di quel grande teologo che fu Yves Congar che ha scritto un libro dal titolo significatico “La tradizione e le tradizioni”.  Né si può pretendere che abbiano letto il libro di due autori  laici inglesi: “L’ invenzione della tradizione”. Anche questo titolo  dice molto. Scrivono i due autori: “le tradizioni che ci appaiono, o si pretendono antiche, hanno spesso un’ origine piuttosto recente, e talvolta sono inventate di sana pianta”, spesso prodotte nel tardo Ottocento o nel Novecento.

Trai nemici di questo Papa, ma anche dei suoi predecessori, ci sono persone e personalità della curia romana, per quasi tutti i Papi una brutta bestia. Un’ opposizione, la loro, sorda, sotterranea, che non è di oggi. Quando nel 1952 la Curia romana cercò di utilizzare Don Sturzo per creare un’ alleanza cattolici, missini, monarchici, Giulio Andreotti d’ intesa con De Gasperi, scrisse al Papa una lettera puntuale e documentata. Conoscendo l’ ambiente si guardò bene dal fidarsi della Segreteria di Stato. Andò da Suor Pasqualina,  intelligente governante di Pio XII, e fece in modo che quella lettera arrivasse direttamente nelle mani del Papa senza passare per i filtri o il blocco della Segreteria di Stato. Letta la lettera, Pio XII pose fine a quell’ iniziativa sconsiderata.   La Segreteria di Stato non dimenticò lo sgarbo e più in là si vendicò con De Gasperi.

Quando Giovanni XXIII assunse il pontificato aveva già sperimentato sulla sua pelle quello che era la Curia Vaticana. Volendo un rinnovamento della Chiesa, non spostò uomini, non inventò cariche, non promulgò editti. Annunciò il Concilio. Obbligò la Curia a confrontarsi con i Vescovi e i Cardinali di tutto il mondo. La Curia e i suoi documenti ne uscirono a pezzi anche se, morto Roncalli, resero difficile la vita a Paolo VI. Imperituri lavorarono poi per riconquistare almeno parte del potere perduto boicottando le aperture proclamate dal Concilio.

La guerra a Papa Bergoglio, al fatto che non scriva soltanto documenti teologici, di un certo tipo di teologia, che voglia una Chiesa diversa, meno legata al potere, più attenta verso gli ultimi, al massacro dell’ uomo, alla sopraffazione della finanza sull’ uomo, interessa poco a molti di questi contestatori. Niente di nuovo sotto il sole.  Ma questa guerra  è anche dovuta al fatto che il mondo è molto cambiato. Alla Chiesa americana, nel periodo della guerra fredda, piaceva una Chiesa che si ponesse come argine al comunismo, poi quel che avveniva a Roma, all’ interno delle mura vaticane passava in sott’ ordine. La globalizzazione, l’ evolversi della comunicazione ci pone a contatto in tempo reale con ciò che avviene altrove, i riti, le espressioni della fede che avvengono nelle più diverse parti del mondo, espressioni che hanno una storia, che vengono da lontano, da una maturazione, da un’ espressione della fede che ha attraversato secoli di storia locale e con essi si è trasformata pur nel comune credo nell’ unico Signore, nel Cristo redentore, nel dono dello Spirito Santo.

Non è facile trovare una sintesi. Chi scrive, vive a Venezia e sarebbe stupido se non avesse capito l’ utilità dei ponti. Sono i ponti che hanno permesso a delle isole, a brani di terre emerse, di costituirsi in città, in una comunità umana in grado di scambiare risorse e talenti, di intraprendere con le proprie forze le vie che portavano a conoscere nuovi popoli, nuovi stili di vita, nuove civiltà.

Non è con i gossip che si aiuta la Chiesa. La Chiesa ha bisogno di trovare il modo di unire le sue molte parti, di gettare ponti tra mondi diversi, di mettere in comunicazione ere geologiche ed espressioni della fede che vivono qui e ora e nello stesso tempo si trovano a vivere questa contemporaneità mentre le loro comunità, essi stessi, vivono stili di vita, possibilità, tradizioni che appartengono ad altri secoli.

Chi succerà a Papa Francesco, quando sarà il momento e, per chi scrive, il più tardi possibile, dovrà avere questo più di genialità, questa capacità di accogliere il dono dello spirito, il dono delle lingue che non hanno solo una caratterizzazione geografico orizzontale, ma anche una caratterizzazione storico verticale. Mai come oggi è forte l’ invocazione “veni creator spiritus”.    Il prossimo pontificato dovrà misurarsi e avere una creatività capace di sovvertire il corso della storia della Chiesa, renderla cattolica nel senso pieno della parola. Non saranno certamente i conati dei tradizionalisti, timorosi della vita che viene, che potranno aiutare la Chiesa ad attraversare il deserto, ad andare incontro al Cristo che viene per portarla verso un futuro aperto alla speranza e alla fecondità. Tutto il resto, le chiacchere di questi giorni, sono miseria.


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