I media americani a Trump: “Non siamo in guerra, stiamo facendo il nostro lavoro”. Il 16 agosto giornata contro attacchi alla stampa

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“Non siamo i nemici del popolo”. Giovedi 16 agosto saranno oltre un centinaio i giornali americani che usciranno in contemporanea con un editoriale per spiegare il valore della libertà di stampa. Un’iniziativa partita dal Boston Globe che arriva in uno tra i momenti più bassi dei rapporti tra Trump e la stampa. Siamo al culmine di una guerra di parole combattuta dal presidente contro i giornalisti e degenerata i giorni scorsi con la frase “ i giornalisti sono nemici del popolo”. Un’affermazione forte che ha alzato ulteriormente il livello dello scontro e ha scatenate accese polemiche. E’ stata contestata dalla stessa figlia Ivanka e subito dopo ricorretta da Trump con un più blando “non tutta la stampa può essere definita nemica, solo quella che diffonde Fake News”. Tutto cio’ che non piace a Trump è da tempo etichettato dal presidente come Fake News, notizia falsa.Una specie di brand che comprende grandi testate autorevoli come ABC,NBCNews,CBS,CNN, New York Times, Washington Post. Esclusa naturalmente la rete televisiva alleata dei conservatori repubblicani Foxnews da sempre al fianco di Trump. Una guerra tra il presidente e i giornalisti che dura da tempo, dall’inizio della campagna elettorale per la Casa Bianca e che è andata via via inasprendosi . Corrispondenti cacciati dalle conferenze per le loro domande scomode, tweets contro singoli colleghi rei di avere scritto articoli non graditi, testate accusate di diffondere notizie false. L’appello del Boston Globe arriva in questo clima teso e polarizzato. Chi ha aderito, soprattutto giornali locali e settimanali, scriverà un proprio editoriale indipendente sul valore della libertà di stampa sancito dal Primo Emendamento della Costituzione americana.” Le nostre parole saranno diverse,ma comune è il pensiero che questo tipo di attacchi è allarmante” ha affermato Matjorie Pritchard responsabile della pagina degli editoriali del Globe. “Spero faccia capire ai lettori che un attacco al Primo emendamento è inaccettabile. Una stampa libera e indipendente rappresenta uno dei principi più sacri su cui poggia la nostra Costituzione”. Ce lo dovremmo ricordare sempre anche in Italia dove alcuni politici, ai quali piace imitare Trump, hanno iniziato a mettere i giornalisti sotto accusa e a far girare liste di giornalisti ostili. Il Washington Post è tra le testate che non hanno aderito all’appello del Globe.
“ Non siamo in guerra, siamo al lavoro, stiamo facendo il nostro lavoro” è un’affermazione celebre dell’editorialista del Post Marty Baron. “Una guerra con Trump non conviene, scrive il Washington Post e non risolve lo scontro in atto. E’ imperativo mantenere la calma e stabilire dov’è la verità. A questo proposito il quotidiano di proprietà del miliardario Jeff Bezos fondatore di Amazon, ha aumentato l’uso del fact checking con l’introduzione dei Pinocchi, la verifica cioè delle affermazioni di Trump e degli altri politici. Ogni bugia un Pinocchio. In alto accanto alla storica testata continua a restare la scritta aggiunta dopo l’insediamento di Trump “La democrazia muore nell’oscurità”. Tiziana Ferrario


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