Caso Alpi-Hrovatin. La Procura non archivia. Centottanta giorni per proseguire le indagini

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La ricerca della verità sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin può continuare. Ci sono fondati motivi per ritenere possibile che siano aggiunti ulteriori tasselli alle indagini. Infatti il Gip di Roma, Andrea Fanelli, sciogliendo la riserva, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura e ordinato nuove indagini da effettuare nei prossimi 180 giorni. La necessità di ulteriori approfondimenti deriva da alcune intercettazioni telefoniche effettuate nell’ambito di altro procedimento pendente presso la Procura di Firenze e depositate in questo processo lo scorso 17 aprile.
In particolare, il giudice ha stabilito che dovrà essere fatta chiarezza sulle singolari circostanze che, a quanto emerge dai riscontri investigativi, hanno inspiegabilmente portato a “trascurare” proprio quella informativa della Guardia di Finanza, posta adesso alla base delle nuove investigazioni imposte dal GIP; “dimenticata” per cinque anni nei cassetti di una delle Procure che indagavano, a diverso titolo, sui protagonisti del “caso Alpi”.
In secondo luogo sono state ritenute in questa fase particolarmente significative le indagini suppletive disposte nei confronti dell’avvocato Douglas Duale, legale di Omar Hassan Hashi, il somalo ingiustamente condannato per l’omicidio di Ilaria e Miran e detenuto per sedici anni prima di essere completamente scagionato, anche grazie al lavoro della giornalista Chiara Cazzaniga per “Chi l’ha visto?”. Il Gip chiede di accertare le ragioni per le quali il governo somalo, attraverso propri emissari, si è fatto carico, con cospicue elargizioni, della difesa di Hashi. Nella trascrizione delle intercettazioni effettuate il 21 dicembre 2012 emerge che l’avvocato Duale viene avvertito che stavano per versargli 40mila dollari “per la questione Hashi” e si trattava di una tranche di un ammontare assai più alto, pari a 200mila dollari elargiti dal gruppo del Presidente Mahamed Moalin.
I pubblici ministeri, su sollecitazione del Gip, dovranno anche interrogare il somalo Mohammed Geddi Bashir che, intercettato al telefono con un connazionale nel 2012, ben prima delle dichiarazioni di Rage Ahmed Ali detto Gelle, si disse certo dell’innocenza di Hashi, attribuendo l’omicidio di Ilaria e Miran a “militari italiani”.
Infine la Procura di Roma dovrà interrogare l’attuale direttore dell’Aisi, il servizio segreto civile, per conoscere l’identità della fonte confidenziale che, già nel 1997, aveva riferito del coinvolgimento del controverso imprenditore italiano Giancarlo Marocchino, a lungo operante in Somalia, nell’omicidio Alpi-Hrovatin. In passato, il Ministero dell’Interno ha sempre opposto il segreto circa l’identità di questa fonte.
L’inchiesta sull’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin rimane, dunque, provvidenzialmente aperta.
La prosecuzione delle indagini consente ora, tecnicamente, un ulteriore intervento di supporto all’inchiesta giudiziaria da parte di quanti non hanno mai interrotto la loro ricerca di giustizia e verità per Ilaria e Miran.
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana, unitamente agli altri organismi di rappresentanza dei giornalisti italiani, ha adesso la possibilità di costituirsi come “parte offesa” nell’indagine in quanto, quale garante del lavoro dei giornalisti, non può che ritenersi direttamente lesa dall’uccisione dell’inviata e dell’operatore del Tg3.
Sarà questo il modo più concreto per raccogliere l’eredità di Giorgio e Luciana Alpi e per continuare nel loro impegno, profuso sino all’ultimo dei loro giorni, per individuare i veri esecutori, i mandanti del duplice delitto ed i responsabili dei depistaggi nell’inchiesta giudiziaria.


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