Da Francesco e dalle donne l’agenda ideale per il 2018

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Come ogni anno anche il 2017 per molti sarà da ricordare come un tempo felice, mentre per molti altri sarà un ricordo tremendo. Al netto dei grandi superstiziosi che da due anni aspettano il 2018 (il 2016 era bisestile e il 17 porta male), è complessivamente utile e lecito sperare in un anno che verrà migliore di quello che si sta congedando. Vorrei esprimere i miei auguri a tutti gli amici di Articolo21, fra i quali ovviamente i nostri lettori anche occasionali, esercitandomi in un piccolo gioco di speranze e libri dei sogni.

Fra due mesi si vota e i politici dovrebbero essere alla ricerca di un’agenda per il loro partito e per il popolo italiano. Dovrebbero, ma chissà…Comunque ci sono delle agende semplici e molto chiare nei loro contenuti che credo andrebbero assai bene per tutti i cittadini non del nostro paese, ma del mondo.

Prendiamo e sintetizziamo i punti elencati negli ultimi giorni da papa Francesco.

Dal lavoro dipende la dignità umana, serve lavoro per tutti non reddito per tutti. I lavoratori non possono essere considerati “una riga di costo del bilancio”. “Viviamo in un mondo” dice Francesco “dove “un modello di sviluppo ormai superato continua a produrre degrado umano, sociale e ambientale”. E, per inciso, nessun analista politico o commentatore ha avuto argomenti per controbattere… «Pagare le tasse è un atto dovuto per sentirsi cittadini», e bisogna impegnarsi concretamente nelle realtà umane e sociali senza contrapporre “Dio” e “Cesare”.

La tecnologia non deve essere asservita al potere di pochi, ma deve essere uno strumento al servizio di tutti. L’emergenza del clima e dell’ambiente non è un rischio, è una realtà alla quale l’uomo ha il dovere di porre rimedio.

E’ giunto il tempo di dare spazio a una nuova immaginazione sociale, e di non avere paura di sperimentare nuove forme di relazione in cui nessuno debba sentire che in questa terra non ha un posto. “Di fronte all’indole del rifiuto verso i migranti, radicata in ultima analisi nell’egoismo e amplificata da demagogie populistiche, urge un cambio di atteggiamento, per superare l’indifferenza e anteporre ai timori un generoso atteggiamento di accoglienza verso coloro che bussano alle nostre porte”.

Gli altri punti dell’agenda fanno riferimento al nuovo movimento delle donne che è partito dagli Stati Uniti come reazione alla terribile presidenza Trump e all’arretramento sociale e culturale che sta determinando.

Le donne assolutamente normali e non impegnate in politica che hanno organizzato l’indimenticabile marcia a New York del gennaio 2017 avevano obiettivi semplici e chiari: non si torna indietro nei diritti delle donne, serve più istruzione e più formazione, serve parità di salario e di carriere nel lavoro, servono servizi sociali, gli uomini non possono appropriarsi degli obiettivi delle donne. E nessun ricatto è consentito, men che meno quello sessuale. Nel corso dei mesi il messaggio è passato. Il caso Wenstein non sarà dimenticato, giorno dopo giorno, al di là di ogni dibattito e discussione, le donne stanno acquisendo una consapevolezza che non avevano. E gli uomini a loro volta stanno diventando consapevoli di questo cambiamento.

Se il mondo nel 2018 avesse obiettivi come questi e lavorasse per conseguirli sapendo che nulla si risolve con la bacchetta magica ma solo con l’impegno, lo sforzo comune, il lavoro, la solidarietà, in quel caso potremmo pensare di invertire questa rotta da nuovo medio evo in una rotta verso un nuovo rinascimento. I segnali dell’anno che sta finendo non vanno in questa direzione, ma sperare – e sognare – è ancora consentito, anche nell’era dei populismi, delle grandi bugie, della persecuzione dei testimoni di verità, delle cose fatte per apparire e non per essere. Buon anno!


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