Milena Gabanelli è “Servizio pubblico”. Una Rai che la lascia andar via… no

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“Io penso di avere un valore, non un prezzo”. Così, tra le tante interviste che ha rilasciato nelle ultime ore, Milena Gabanelli sintetizza la ragione delle sue dimissioni. Non è passato un anno dal giorno in cui, lo scorso gennaio, ha firmato il contratto a tempo determinato da vicedirettore per lavorare a quel portale Rai che solo può salvare l’azienda di viale Mazzini dalla scomparsa nel panorama dell’informazione italiana (non parliamo neppure di quella internazionale). Perché la televisione, con tutte le sue qualità, non basta più e non si può credere che una piattaforma video come Raiplay possa contenere le perdite.

Invece la Rai ha deciso di cancellare, oltre ad un futuro concreto per il portale, anche la figura che più di ogni altra oggi rappresenta per milioni di cittadini italiani il “Servizio pubblico” nel senso pieno del termine, come bene comune da difendere. Un sentimento diffuso che oggi abbraccia anche l’attuale squadra di Report, coordinata da Sigfrido Ranucci, che ha saputo raccogliere il testimone e rilanciare. Ma che, come ha fatto presente Milena in più di un’intervista, viene ora implicitamente delegittimato dal direttore generale che propone a Gabanelli di tornare al suo vecchio programma. Un brutto segnale in un’azienda che si riempie la bocca ogni giorno di “giornalismo investigativo” e poi mette alla porta chi ne ha fatto un motivo di vita e sempre e solo dentro l’azienda di Servizio pubblico. Ci auguriamo che non sia un preavviso di ridimensionamento, e comunque vigileremo.

Ma, al di là di quanto si vuole far credere, la rottura tra i vertici Rai e Milena non è stata sulla nuova presunta testata che avrebbe dovuto essere creata per dare il via al portale, né su Rainews e tanto meno sulla convivenza con il direttore Di Bella. E non bastano le rassicurazioni sul varo del progetto dopo l’approvazione del nuovo piano dell’informazione (che non si farà o almeno prima della scadenza del  Cda): “mi hanno proposto uno sgabuzzino ma con aumento di stipendio – ha raccontato Milena – Al fine di non disperdere il lavoro fatto in questi mesi, ho replicato proponendo una striscia quotidiana di 4 minuti di un fatto raccontato per numeri.  Ma anche questa strada secondo il dg non è al momento percorribile” .

La realtà è che questa Rai non è in grado in campagna elettorale di sopportare su Rai1 una striscia quotidiana di giornalismo d’inchiesta di 4 (quattro) minuti di Milena Gabanelli, un prodotto che in Rai non c’è. Non c’è spazio nei palinsesti, dicono a viale Mazzini. Eppure stanno creando dal nulla in prima serata su Rai2 un talk show gradito ai consiglieri di destra.

Il problema è che, come Fnsi e Usigrai hanno giustamente scritto nel comunicato, il suo giornalismo “ha infastidito non pochi santuari della finanza, dell’economia e della politica, che sicuramente ora faranno festa”.


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