Elio Toaff, l’uomo del dialogo oltre tutte le barriere

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“Non posso pensare alla Shoah senza vedermi davanti agli occhi i morti della strage di Sant’Anna di Stazzema. Ero partigiano in Versilia, entrai in paese poco dopo che i nazisti ne erano usciti. Mi trovai davanti i cadaveri di più di 500 persone, donne, uomini e bambini, ammassati in mezzo alla piazza e bruciati dando fuoco alle panche della chiesa. Sono immagini che non ho mai potuto dimenticare, che sono tornate per molto tempo nei miei sogni. Quella strage era l’espressione di un odio inconcepibile di esseri umani nei confronti di altri esseri umani, di un razzismo che conduce all’annientamento di chi è diverso da te”.

Alla soglia dei cent’anni scompare Il Rabbino capo emerito della Comunità Ebraica di Roma Elio Toaff, un grande uomo di fede, uno straordinario portatore di pace, una guida spirituale, un partigiano, una figura assoluta nella storia dell’ebraismo, l’uomo che ha saputo ricostruire la comunità ebraica italiana ferita dalle persecuzioni, un Giusto.
Nato a Livorno il 30 aprile del 1915, laureato in giurisprudenza nonostante l’introduzione delle leggi razziali fasciste, completò anche gli studi rabbinici e negli anni della guerra rimase accanto al suo popolo, così come gli aveva indicato il padre Alfredo Toaff, Rabbino della città.
Nei primi anni quaranta fu Rabbino capo ad Ancona ma nel 1943 a seguito delle violenze e deportazioni naziste fece parte della resistenza in Versilia e fu tra i primi a recarsi a Sant’Anna di Stazzema dopo la vile strage degli innocenti perpetrata dai tedeschi, raccontando l’orrore dell’eccidio, crimine contro l’umanità dove persero la vita 560 persone: ” Su Sant’Anna era calato subito un silenzio impalpabile, una rimozione di quell’orribile mattina. Per tanti anni mi sono chiesto perché. E ho cercato di dare un senso a tutta quella ferocia che mi venne incontro in quel caldo mattino d’estate”.
Dopo un periodo a Venezia Elio Toaff divenne dal 1951 al 2001 la guida spirituale della Comunità Ebraica di Roma, consumata da alcuni tra gli atti più atroci dell’occupazione nazifascista, proteggendo la memoria oscurata della storia del suo popolo e vigilando verso ogni recrudescenza di antisemitismo .
Elio Toaff era l’uomo del dialogo oltre tutte le barriere, come quelle che si erano sviluppate nei secoli tra la Chiesa e l’Ebraismo, l’immagine più intensa vive ancora nell’abbraccio il 13 aprile del 1986 con Giovanni Paolo II in visita nella Sinagoga di Roma. Città che oggi piange l’assenza di uno dei più grandi italiani del Novecento.

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