Copenaghen: la libertà c’è o non c’è. Niente zone franche per critica e satira

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Massima prudenza dopo i fatti di Copenaghen. Inutile correre altri rischi. Evitiamo le vignette offensive, non solo per l’Islam ma per tutte le religioni, anzi anche per tutti le fedi politiche, per tutti i partiti, per tutti. E anche a teatro che bisogno c’è di offendere esponendoci a rappresaglie violente? Via dal cartellone commedie satiriche pericolose, spazio al divertimento e all’evasione che ce n’è bisogno di questi tempi. Questo è esattamente il ragionamento che i terroristi sperano si stia facendo in Europa. Materia delicata la libertà di espressione ma così delicata da non prestarsi a compromessi. La libertà c’è o non c’è. Non possono esserci zone franche per critica e satira. Nel momento in cui si comincia a imporle ci si inchina alla volontà dei terroristi. Che sognano uno stato illiberale e censorio più facile da additare al disprezzo, un nemico ideale per la guerra santa.

E qualsiasi prudenza non mette al riparo dalla violenza dei terroristi. In Danimarca da tempo non si pubblicano le vignette “blasfeme” di Lars Vilks, ma questo non ha fermato il progetto dei terroristi di ucciderlo. Siamo in guerra, certo. Una guerra che mira a colpire uomini ma soprattutto a minare i pilastri della nostra civiltà europea: la tolleranza e la libertà di espressione.


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