Tempo di premi, uno se lo dividono Corleone Dialogos e AlqamaH

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Sfido il conflitto di interessi ma lo sfido. Anzi lo ammetto pure, perché la causa lo merita. A fine anno si fanno i bilanci e si danno anche premi. Uno di questi lo consegno io. Un premio che va a due testate giornalistiche della Sicilia. Sono due giornali e testate on line delle quali mi onoro essere direttore responsabile. Corleone Dialogos e AlqamaH. Due testate e dietro di loro una serie di firme di giovani, ragazze e ragazzi, donne e uomini già cresciuti, che hanno deciso di mettersi in gioco e da tempo con la “penna” in una terra difficile da raccontare, la Sicilia, in due zone dove Cosa nostra comanda e quando lo ritiene sa ancora qui usare le armi per intimidire, perché qui c’è la mafia che sa sparare bene quando è ora di sparare, e sa votare bene quando è ora di votare. Corleone ed Alcamo, due città che vogliono scrollarsi di dosso l’infamia mafiosa. Qui questi giovani sono in prima linea a dire che la mafia c’è , è presente, ne denunciano l’infiltrazione anche nei “palazzi” che contano senza remore reverenziali.

Giovani che si mettono in gioco anche provocando momenti culturali, perché sanno che la prima cosa da sconfiggere oggi è l’imperante cultura mafiosa. E’ nelle menti degli adulti che bisogna incidere, e questi giovani lo fanno andando a parlare nelle scuole perché siano i figli a dire ai genitori che la mafia…è una montagna di merda. Un conto è scrivere di mafia nelle grandi città, e questo non significa che non ci sono pericoli, un conto è scrivere di mafia in realtà così circoscritte dove magari ti capita dopo avere messo on line un articolo ritrovarti il mafioso al bar, affianco a te…uno sguardo e poi pure la mano tesa..dottò lo pago io il caffè…! La risposta è sempre la stessa, “non si disturbi faccio da me!”. Può essere il mafioso, può essere anche il politico malfattore. Giorni addietro ho dovuto riferire al Consiglio dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia sulla conduzione in particolare del quotidiano on line AlqamaH. Un buontempone, con una sfilza di precedenti penali, ha trovato da che ridire sulla gestione del giornale, paventando una inesistente violazione di norme deontologiche. Quei giovani danno fastidio perché nessuno può controllarli. Loro il bavaglio non se lo mettono. In terra di Sicilia il malaffare mafioso, la politica affaristica, non ha avuto bisogno di alcuna “legge bavaglio”, purtroppo ci sono i giornalisti che il bavaglio se lo sono fatto mettere, altri hanno fatto da se.

A Corleone Dialogos e ad AlqamaH i bavagli non fanno presa. E immeritatamente con piacere però firmo io le due testate. E’ appena in edicola il nuovo numero di Corleone Dialogos. Leggete, scoprirete tante cose e sopratutto conoscerete quanto è forte la voglia e il desiderio di cambiare. A Corleone questo cammino è avviato da tempo e continua merito anche di un pugno di giovani che hanno deciso di cimentarsi nella comunicazione, nell’impegno sociale, nel volontariato. AlqamaH.it è ogni giorno a disposizione. Come lo stesso sito di DialogosCorleone.it. Le redazioni sono fatte da quegli stessi giovani che per esempio ogni giorno e con professionalità si occupano di terreni confiscati. Oggi nel nostro Paese è di moda il termine “rottamazione” introdotto dal nostro presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi.

Attendiamo che la rottamazione colpisca anche la mafia ed i mafiosi. Attendiamo che la politica cominci di più a rispettare la distanza di sicurezza dalla mafia. Attendiamo… mentre vediamo ogni giorno consiglieri comunali, assessori della prima e seconda Repubblica finire arrestati, processati, condannati: Cosa nostra non ha ancora alzato bandiera bianca, Cosa nostra si è rimodellata, i suoi uomini oggi vestono la grisaglia dei manager, ma a disposizione continua ad avere l’esercito, tanti sono i mafiosi che scontata la pena sono tornati liberi, e sappiamo bene che ad essere liberi sono anche i “picciotti” che sono bravi a sparare, che sanno usare tritolo ed esplosivi di ogni genere, hanno evitato gli ergastoli e sono tornati a rimpinguare le fila. Nel 2005 Matteo Messina Denaro lo scriveva a Binnu Provenzano che gli aveva chiesto alcune notizie su Marsala: per adesso non abbiamo nessuno, rispondeva Matteo Messina Denaro, qui hanno arrestato tutti e tra poco arrestano anche le sedie dove questi erano seduti ma bisogna aspettare che tornino liberi”. Oggi a otto anni di distanza questo è avvenuto, tanti mafiosi sono usciti dal carcere. E si sono adeguati al nuovo modello mafioso, senza mettere da parte le armi. La mafia è vero non ha vinto, ma la partita è ancora in corso. Il pubblico che sta nelle gradinate fa da qualche tempo sentire ancora di più il tifo per l’antimafia, preoccupa invece il silenzio che arriva dalla tribuna, lì il pubblico, fatto da colletti bianchi, sembra seguire con apparente distacco la partita tra mafiosi e antimafiosi, e questo atteggiamento non aiuta l’antimafia. La partita è in corso non è finita ancora, la mafia non ha ancora vinto ma lo Stato non ha fatto ancora suoi i punti in palio, è in momentaneo vantaggio.

La nuova mafia non è quella contro la quale si scagliava Peppino Impastato. Non è più a cento passi da noi, ma spesso ce la ritroviamo fianco a fianco, a distanza di pochi passi. E può capitare che magari i nuovi mafiosi ci vengono a dire che fanno la nostra stessa battaglia, con quella stessa faccia tosta con la quale Tano Badalamenti durante il processo per l’omicidio di Peppino disse che lui e Peppino facevano la stessa battaglia, “assassino tu fusti, tu hai ucciso mio figlio! Replicò la grande mamma Felicia. Guardiamo oggi i mafiosi e diciamo assieme la stessa cosa che disse Felicia a don Tano…siete solo assassini. Gli assassini di tante donne e uomini, di bambini ai quali è stato spento il desiderio di vita. Mi fermo qui e vi faccio un invito. Andate in libreria a comprare il libro di Salvo Vitale…”Cento passi ancora”. Ci serve anche a ricordare a tutti noi che “la mafia è una gran montagna di merda”, e la cosa bella che avviene da queste parti è questa, i giovanissimi quando vanno a casa dicono ai genitori ripetendo la frase che fu di Impastato, che in questa frase la parolaccia non è …merda….ma mafia! E i mafiosi facendo parte di questa montagna non sono altro che …dei gran pezzi di merda, vivi o morti che siano.

Parliamo dei vivi, dei “grandissimi pezzi di merda”… Provenzano, Riina, Matteo Messina Denaro, Vincenzo Virga e Vito Mazzara, che ammazzarono bambini, donne e uomini come Mauro Rostagno, Francesco Pace che intercettato dava del cretino e peggio ancora al prefetto Fulvio Sodano. La vedova non l’ha querelato. Avrebbe potuto anche querelare altri, qualche sindaco e qualche senatore. Non lo ha fatto. I sindaci e i senatori invece querelano, possono pure vincere…ma la loro è vittoria di Pirro perché di fronte si possono ritrovare giornalisti che la pensano come ha loro insegnato Roberto Morrione: “fai quel che devi accada ciò che può!”. A proposito di querele. Ci sono vedove e vedove. Quelle di mafia forse pensano di avere un testimone tra le mani da rispettare, ma quel testimone è sporco del sangue di tanti morti ammazzati. Il testimone della signora Maria Sodano è invece ricco e bello….rappresenta la vita non la morte. E suo ma lo divide con tanti. Auguri a tutti, soprattutto a chi sa che è col Noi che si vince. Ed allora, Auguri a Te caro don Luigi. E Auguri ai ragazzi di Corleone Dialogos e AlqamaH. Il premio arriva dal vostro direttore.


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