Corruzione italiana, il segreto di Pulcinella

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Che lo Stato italiano, o meglio la Pubblica Amministrazione, sia nel  nostro Paese  un ricettacolo- riconosciuto anche a livello internazionale-per la compresenza al suo interno di incompetenza e puro e semplice ladrocinio, è una di quelle verità che tutti conoscono ma che nessuno osa  pronunciare a livello ufficiale. E’ un affare di quasi 130 miliardi di euro, per usare un linguaggio adatto a un paese primogenito in fatto di associazioni mafiose che hanno profitti, come si è scritto di recente tali da risparmiare al governo della penisola manovre economiche molto più pesanti di quelle praticate negli ultimi decenni, dopo quella del 1992, con Giuliano Amato presidente del Consiglio. Ma lo Stato acquista stampanti e scrivanie da oltre trentaduemila soggetti-le cosiddette stazioni appaltanti- che decidono usando naturalmente il denaro dei contribuenti italiani.

Ora, di fronte a questa folla di appaltatori, il Ministero dell’Economia ha incaricato la società SOSe, una sua controllata di collezionare i costi dei vari enti per gli stessi beni e servizi in modo da renderli pubblici e comparabili. Ma qualcosa è subito chiaro  grazie a quello che è già successo dai dati del Ministero del Tesoro sul 2012. Tavoli, sedie e stampanti, computer programmi Microsoft vengono da pianeti diversi a secondo di chi li compra. Le condizioni sono molto diverse tra le amministrazioni che acquistano tramite la CONSIP, la società pubblica che centralizza in grandi contratti circa il dieci per cento dei 130 miliardi spesi ogni anno in beni e servizi e quelle che sono fuori di questo servizio centrale. E si verificano non di rado casi estremi. Una stampante individuale  costa 214,95 euro se è acquistata fuori convenzione e il prezzo precipita invece a 39 euro quando la stampante è acquisita attraverso la CONSIP. E questo vuol dire una differenza dell’81,86 per cento. Inoltre devono calcolarsi anche i 573,87 euro che le amministrazioni pubbliche spendono in media per ciascun portatile che è fuori della convenzione con la CONSIP. Peraltro è noto che quando il contratto con l’operatore è concluso senza l’intervento della CONSIP, l’onere è di oltre il settanta per cento più alto.

Di fronte a una simile caotica situazione, l’amministratore delegato della CONSIP, Domenico Casalino è convinto che sia possibile risparmiare dieci miliardi di euro o ancora di più già quest’anno “comparando e rendendo trasparenti gli acquisti, affidandosi ai software e attenendosi ai costi standard.”. Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, ritiene che avremmo risparmi fino al 14,6 per cento se nella Sanità ci si attenesse a una griglia di prezzi di riferimento sui servizi di lavanderia, ristorazione e pulizia. Per i farmaci poi la spesa si ridurrebbe del 7,4 per cento e sui dispositivi medici addirittura del 26 per cento. Del resto anche la Corte dei Conti, nel suo rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, ha notato cose che non funzionano nelle “spese degli organi istituzionali”. Si parla essenzialmente, in questo caso, di telefoni, sedie, tavoli, auto e benzina.

Nel 2012 il peso per abitante, non a caso, è stato di 10,5 euro nelle regioni del Centro, 11 euro al Nord e 24,9 euro al Sud.

In un articolo pubblicato da tre economisti italiani sull‘American Economic Review  Oriana Bandiera, Andrea Prat e Tommaso Valletti si è tentato per la prima volta di calcolare con precisione quanto è derivato da incompetenza e quanto invece da corruzione o ladrocinio puro e semplice. I tre economisti hanno lavorato sulla banca dati della CONSIP sugli scarti tra regioni ed enti pubblici nell’acquisto di 21 articoli come benzina e stampanti. I risultati, come è naturale, sono stati stati sorprendenti. In primo luogo, hanno scoperto che se tutti gli uffici spendessero come il 10 per cento più virtuoso, il  risparmio sarebbe di 30 miliardi .

Gli economisti italiani hanno usato un modello matematico che serve a dividere l’incompetenza dalla disonestà: il risultato ottenuto è che l’83 per cento è spreco passivo  dovuto a inefficienza, mentre il 17 per cento è spreco attivo che deriva da razzie o ladrocinio. La commissione europea ha detto:” In Italia la corruzione risulta particolarmente lucrativa nella fase successiva all’aggiudicazione, soprattutto nei controlli di qualità o di completamento dei controlli. La Corte dei Conti ha più volte constatato la correttezza dei lavori, il rispetto delle procedure e l’aggiudicazione dell’appalto all’offerta più vantaggiosa, ma la qualità dell’appalto è poi intenzionalmente compromessa nell’esecuzione.”

D’altra parte, sempre la Commissione Europea ricorda che  l’alta velocità in Italia è costata 47,3 milioni di euro a chilometro sulla Roma-Napoli e 96,4 milioni tra Bologna e Firenze e 96,4 milioni tra Bologna e Firenze, mentre la Parigi-Lione è costata 10,2 milioni e la Tokyo-Osaka 9,3 milioni. I dati, a leggerli uno dopo l’altro, sono semplicemente incomparabili.


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