“L’Orchestra Operaia”. Intervista a Massimo Nunzi

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Massimo Nunzi è compositore, arrangiatore, musicologo e trombettista. E’ un personaggio che ama la musica e questo suo amore riesce non solo a trasmetterlo tramite le sue esecuzioni e i suoi tanti progetti, la sua passione si manifesta anche attraverso i suoi lavori di divulgazione culturale come la serie “I grandi del Jazz” (in programmazione in questi giorni su Rai5) realizzata insieme a Elena Somarè e Vito Codanunziante. Ha collaborato con alcuni grandi miti della musica come Chet Baker, Dizzy Gillespie, Dave Liebman, Don Cherry e con il vincitore del Leone d’Oro 2013 della Biennale di Venezia Tino Sehgal. Fra le sue tante collaborazioni vale la pena di ricordare quelle con Umberto Bindi, Domenico Modugno, Daniele Luttazzi e Corrado Guzzanti. Giovanissimo nel 1987 ha diretto l’Orchestra della Rai e successivamente ha fondato Trombe Rosse ensemble considerato da molti “rivoluzionario” in cui hanno suonato magnifici maestri del Jazz come Lester Bowie, Don Moye, Javier Girotto, Horacio Hernandez e tanti altri. Ha firmato diverse colonne sonore, è direttore del Festival Capalbio Libri, lavora anche nel sociale con Emergency. Per Radio France e France Culture sta realizzando le musiche dell’opera “Le derniére livre la jungle”.
Nel Maggio 2013 ha fondato l’Orchestra Operaia primo esempio in Italia di orchestra diretta in condivisione con altri direttori e cooperativa. Lunedì prossimo (7 aprile) si terrà il Concerto Orchestra Hip Operaia Primo e Tormento feat Dj Stile al Teatro Ambra alla Garbatella (Roma), straordinario evento di Hip Hop e Jazz contemporaneo. Nel nostro paese riguardo la musica, e non solo, siamo abituati a pensare spesso con una visuale piuttosto chiusa in cui i generi rimangono ben distinti e spesso isolati fra loro. Le collaborazioni spontanee scarseggiano specie sui grandi palchi e spesso si ha come l’impressione che molti siano gelosi dei propri spazi, del proprio lavoro. Proprio per questi motivi mi piacerebbe che tu ci parlassi dell’Orchestra Operaia.

L’Orchestra Operaia è gruppo di artisti che superano la crisi facendo e non lamentandosi. Personalmente sono stufo di quelli che passano il loro tempo a distruggere i colleghi sui blog e poi stanno a casa a non fare niente. Questo fenomeno, attraverso internet, è molto evidente ed è il segno di una depressione e di una forma di impotenza che coglie i più deboli nei momenti di crisi. Noi degli Operai, consci dei nostri limiti, cerchiamo con umiltà di respingere al mittente la depressione e costruire un futuro. Il mittente della depressione è una società italiana ormai priva di stimoli e fortemente impoverita. Possiamo reagire solo con l’azione, se ci fermassimo, saremmo perduti. Almeno ci proviamo e non stiamo a demolire i colleghi dalla sicura postazione di un computer casalingo anzi, al contrario apriamo uno spazio di condivisione.

Ho letto che in questo progetto tu offri la possibilità ai giovani autori di scrivere e poi dirigere l’Orchestra. L’Orchestra nasce come spazio di condivisione di un bene comune che sono i suoni. Ho aperto l’Orchestra a tanti bravi arrangiatori che, attraverso il Trial and Error, possono affinare le loro capacità, tutti i lunedì, con un repertorio diverso ed un artista nuovo. Questo forgia tutti, Orchestra ed arrangiatori. Quante nuove composizioni sono arrivate?
Fino ad ora più di 50, tanto repertorio utile a creare una library che riutilizzeremo. Poche, fra le composizioni arrivate, quelle brutte. La maggior parte sono pregevoli e alcuni decisamente buone. Si fa esperienza su tutti gli stili.

Ti ritengo, e ovviamente non sono la sola, un’autorità nel panorama del Jazz italiano, un nome conosciuto da tanti amanti del genere. Pur non conoscendoti di persona è difficile non rimanere colpiti dal tuo entusiasmo, mi chiedo se ti sia capitato, anche attraverso questo progetto, di conoscere dei talenti di cui ignoravi l’esistenza.
Non sono nulla, sono solo uno che ama la musica, le autorità sono altre. Amo studiare la musica da quando sono nato e mi piace spiegarla a chi ha il terrore di sembrare ignorante e per questo non fa domande lecite. Ad esempio, a me interessa la fisica e non mi tiro indietro dal fare domande cretine, esponendomi imparo. Ho scoperto molti talenti nella mia carriera da quando fondai Trombe Rosse, alcuni sono diventati molto noti, ma non farò i nomi. Moltissimi hanno iniziato con me e hanno avuto la loro prima esposizione importante attraverso Trombe Rosse che fu una band molto seguita alla fine degli anni ’80 primi anni ’90.

Recentemente l’Orchestra Operaia ha riscontrato alcune difficoltà, ce ne vuoi parlare.
Abbiamo avuto problemi che in un paese civile non sarebbero mai capitati. Non abbiamo un luogo “protetto”, istituzionale, che ci possa ospitare e quindi ci “appoggiamo” a locali che sono gestiti da fantastiche persone come Lisa Maisto e Antonello Aprea o Luigi Cecinelli. Queste persone fanno le veci di strutture pubbliche che ci dovrebbero dare asilo ma non se ne parla, quindi, come tutti i privati, incappano in problemi “normali” come l’esondazione del Tevere o amenità varie. Da questo si può dedurre che l’orchestra Operaia è una peripatetica.

La situazione culturale nel nostro paese è disastrosa, com’è possibile mantenere l’entusiasmo e in qualche modo cercare di sopravvivere facendo musica?
Io sono fattivo, di natura contadina, non mi piango addosso, mi rimbocco le maniche e “faccio”. C’è da dissodare la terra o cercare un posto, mi metto il casco, inforco la moto e mi batto tutti i club che stanno a Roma. Io lotto, gli altri, non so. Molti, ripeto, si lamentano, io no. Non sono un piagnone. Sono felice quando vedo iniziative come l’Agus Collective, il Franco Ferguson o il Cantiere. Sono davvero felice se agli altri va bene. Se Paolo Fresu vince il Grammy sono il primo a stappare lo champagne. Se dice bene a lui, di ricasco, dirà bene a tutti.

In uno Stato come il nostro dove le sovvenzioni sono praticamente inesistenti, a parte le resistente di tanti artisti che lontani dalla luce dei riflettori continuano a proporre cultura, è possibile risvegliare e responsabilizzare gli ipotetici consumatori?
Domenica scorsa alla Casa del Jazz ho realizzato GiocaJazz (un ciclo di 4 spettacoli a scopo didattico), risultato: tutto esaurito dalla settimana prima. L’importante è avere idee e non aspettarsi nulla. Io non mi aspetto nulla, in questo consiste anche la mia libertà. I consumatori vengono se c’è del buono. Chi offre del buono, realizza consensi.

Recentemente è nata Midj una nuova associazione nazionale di musicisti di Jazz. Ho letto che l’Orchestra Operaia si è messa a disposizione proponendo una forma di collaborazione basata sulla condivisione come bene comune. Come sta andando?
Di base, Ada Montellanico, Filippo Bianchi e Paolo Damiani hanno delineato un percorso interessante. Vedremo se riusciremo a realizzarlo. Noi, da parte nostra, vogliamo offrire accesso a tutti quelli che lo meritano. Operaia fa rima con meritocrazia.


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