La neve, la prima volta

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Weldezghi ha un nome complicato da scrivere e da pronunciare. In Norvegia lo chiamano Whiskey perché così è molto più semplice. La prima cosa a cui si è dovuto abituare quando è arrivato non è stata quella lingua difficile, è stato il freddo e la neve che non aveva mai visto. Niente a che fare con il sole della Sicilia. Quando esce dal palazzo della Prefettura di Agrigento sono le tre del pomeriggio e in tasca ha un foglio con scritto un numero, il 47. È il numero del corpo di sua sorella, Whegeta, annegata nel naufragio di Lampedusa del 3 ottobre e sepolta, come tutte le 368 vittime, nei cimiteri dei comuni dell’agrigentino. Li hanno tumulati in fretta senza un nome, ne una foto. Per riconoscerli bisogna sfogliare il libro con le foto di tutti quei morti, oppure riconoscere uno degli oggetti personali appartenuto alla vittima conservati in questura.

Whiskey ha riconosciuto la foto, ma il numero 47 non riesce a trovarlo nel cimitero di Agrigento. “Abbiamo il 37, il 57, il 67, ma il 47 no” gli dice il custode. Così, quando scende il sole se ne va con il grande mazzo di fiori che aveva comprato per Whegeta e un brivido lungo la schiena che gli ricorda il freddo della neve. Il concetto astratto di accoglienza del nostro paese si mostra anche nei cimiteri che hanno accolto i morti di Lampedusa: dallo Stato italiano hanno avuto un loculo e la cittadinanza ma chi viene a piangerli fatica a trovarli.

Lampedusa non è molto distante da Agrigento, ci vuole qualche ora di mare per raggiungerla. Ma non è li che vanno i migranti adesso. Il centro è deserto dallo scandalo delle docce antiscabbia, in ristrutturazione. Ora le navi militari li portano ad Augusta e anche lì si ripete l’improvvisazione dell’accoglienza, come se fossimo veramente colti di sorpresa ogni volta e impreparati nel gestire gli arrivi che da dieci anni sono un flusso regolare.
Fanus la neve l’ha vista la prima volta a metà febbraio. Neve di Norvegia. La stessa in cui hanno affondato le scarpe Mehrawi e Petros. Arrivati nel nord europa alla fine di un lungo viaggio, scampati alle torture e al sequestro nel deserto del sahara e al naufragio del 3 ottobre. Le loro storie assieme a quelle di Adal e di Ali, il giovane siriano che ha girato il video delle docce antiscabbia, le raccontano loro stessi in un documentario di 54 minuti La neve, la prima volta, una produzione Tg2 Dossier sulla quale il tg2 ha voluto investire. Andrà in onda su Raidue sabato 5 aprile alle 23,30 e verrà proiettato in anteprima il 2 aprile alle 18 alla Casa del Cinema di Villa Borghese a Roma. Li abbiamo seguiti dal loro arrivo a Lampedusa fino a quando hanno toccato la neve di Svezia e Norvegia, e lungo la strada, ci hanno raccontato le loro storie.

Storie di persone fuggite da guerre e dittature. Storie di ordinario terrore di cui sappiamo molto poco. I volti dei quattro protagonisti non possono essere mostrati perché i loro familiari potrebbero subire ritorsioni. Le loro voci, invece, sono affidate al doppiaggio di nomi famosi del cinema italiano: Francesco Pannofino, Carolina Crescentini, Nicolas Vaporidis, Francesco Venditti, Simone Crisari. Attori che hanno accettato di far parte del progetto con grande entusiasmo perché, come dice Carolina Crescentini: “di fronte a storie come quella di Fanus, non si può far finta di nulla”. Un modo per dare visibilità a chi è costretto a nascondere il proprio volto per proteggere se stesso e i propri familiari.


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