Le mani sulla Rai. Una tentazione irresistibile (verso il Forum di Art.21 ad Assisi)

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Le mani sulla Rai. Una tentazione irresistibile per i poteri forti che ha trovato espressione nei tanti conflitti di interesse che stanno devastando l’azienda di servizio pubblico, nel tentativo di  trasformarla in uno strumento al servizio di qualcuno.
Indebolirla, asservirla e appena possibile eliminarla, cancellando il servizio pubblico radiotelevisivo (oggi cross mediale) o sbriciolandolo in un mosaico di tanti piccoli servizi pubblici iperspecializzati. Questo il sogno che sistematicamente viene a galla da parte di chi non sopporta che la Rai sia e torni ad essere pienamente un bene comune, proprio come l’acqua.
In un paese democratico ci si aspetterebbe che le battaglie attorno al servizio pubblico radiotelevisivo si combattessero attorno ai temi dell’informazione libera, della crescita culturale del Paese, della satira senza guinzaglio, di un intrattenimento intelligente. Le forze politiche democratiche di un paese moderno dovrebbero avere tra le questioni in agenda in materia di Rai quella del linguaggio -(parlato e delle immagini) rispettoso e lungimirante perché capace di cogliere i cambiamenti in atto-, del racconto del paese – con i suoi problemi e le sue eccellenze, le sue debolezze e le sue forze, le sue tradizioni e le sue novità, la sua storia passata e quella presente -, dell’attenzione ai più deboli, intesi come soggetti del racconto e come cittadini fruitori. Un’Italia divenuta in pochi anni da paese di emigranti a terra di immigrazione ha bisogno di un servizio pubblico che sappia stare al passo con il cambiamento, anzi con i cambiamenti, che sappia rappresentare la nuova realtà multietnica della società, che sia essere espressione della ricchezza delle diversità, che sappia essere pluralista nel pieno senso della parola, uscendo cioè dalla gabbia della par condicio politica per riappropriarsi della pluralità sociale, etnica, religiosa, culturale, di genere, di età, di provenienza, ma anche di sogni e di speranze, di desideri e di capacità.
È questo che ci piacerebbe: una classe politica che quando affronta il tema della Rai discuta dei problemi del paese, delle sue esigenze, che non tolleri l’asservimento e pretenda maggiore libertà, che non accetti l’appiattimento culturale, che sia attenta a non esporre i minori coinvolti in vicende di cronaca (come invece è avvenuto per il caso francese della quindicenne rom espulsa in Romania resa riconoscibile da foto e video), o i richiedenti asilo le cui famiglie rimaste nei paesi sono a rischio di persecuzione. Insomma che creda profondamente nel servizio pubblico.
È troppo?


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