La Colombia non rispetta la libertà di stampa

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La Fondazione per la Libertà di Stampa ha affermato che “il 2013 è iniziato nel Paese all’insegna di gravi attacchi contro la stampa (…). In meno di un mese si sono verificate tre minacce di morte contro giornalisti, l’annuncio della chiusura alla stampa di zone in Medellin e l’interruzione della diffusione di un quotidiano nel dipartimento di Sucre.” Queste affermazioni dimostrano che permangono i seri rischi per i giornalisti in Colombia che si erano già registrati negli anni precedenti.

Nella relazione del 2013, Reporter Senza Frontiere (RSF) classifica i Paesi secondo il livello della libertà di stampa (dai più rispettosi ai meno rispettosi). La Colombia si colloca al 129^ posto su 179 Paesi. Questa organizzazione ha ripetutamente denunciato minacce subite da diversi giornalisti nel nord del Paese. Recentemente questi giornalisti hanno dovuto abbandonare le loro città -Sincelejo and Monteria- per proteggere la propria vita. RSF avverte inoltre che “i narco-paramilitari continuano a minacciare la libertà di stampa in Colombia.” Secondo una relazione della Federazione Colombiana dei Giornalisti (FECOLPER), “fra il 2011 e il 2012 tre giornalisti sono stati uccisi e ci sono stati 202 casi di aggressioni subite da giornalisti mentre svolgevano il proprio lavoro.”
Ci sono molti modi per far tacere la stampa (minacce, attacchi, omicidi) ma un ulteriore attacco contro la libertà di stampa è rappresentato -come citato dal Relatore ONU per la Libertà di Opinione ed Espressione- “dall’uso crescente della legge penale sulla ingiuria, calunnia e diffamazione a mezzo stampa a cui ricorrono i pubblici ufficiali per zittire le critiche riguardanti le loro attività personali o le politiche pubbliche. Il mero utilizzo di tali “molestie giudiziarie” genera un clima di paura ed un “effetto frenante” che incoraggia l’autocensura.” FECOLPER evidenzia che questa grave situazione ha portato alla scomparsa dall’agenda dei media di temi quali le estrazioni minerarie illegali, il traffico di droga o la corruzione politica.
La Fondazione per la Libertà di Stampa (FLIP), nota che la Colombia è uno dei Paesi più violenti nei confronti dei giornalisti. Secondo la FLIP, 158 giornalisti sono stati attaccati nel 2012 -80 minacce, 29 aggressioni fisiche e psicologiche, 9 arresti illegali e 24 impedimenti all’esercizio della professione. E anche se il Relatore dell’ONU vede con favore la creazione di una Unità Nazionale per la Protezione dei Giornalisti, egli si rammarica che essa “si occupi esclusivamente di cosiddette misure di protezione materiale”, mentre è importante includere anche misure politiche e legali, “in particolare la pubblica condanna degli attacchi contro i giornalisti e il sostegno all libertà di stampa da parte dei funzionari statali in posizioni apicali”.
Nonostante questa situazione allarmante, l’impunità in questi casi è diffusa: su 140 casi di giornalisti assassinati fra il 1977 e il 2012, 59 sono arrivati alla prescrizione e fino al 2011 ci sono state soltanto 17 sentenze di condanna (il 12% dei casi). E proprio l’impunità è, secondo il Relatore ONU, “la principale causa del numero intollerabilmente alto di giornalisti aggrediti o uccisi ogni anno.”
In occasione della ricorrenza della “Giornata del Giornalista in Colombia” il 9 febbraio, Oidhaco (Oficina Internacional de los Derechos Humanos Acción Colombia) chiede all’Unione Europea, ai suoi Stati membri, alla Svizzera e Norvegia di usare tutti i mezzi a loro disposizione per sradicare la paura della stampa in Colombia. “In Colombia i giornalisti vengono minacciati, molestati e assassinati, ma la UE non ha ancora alzato la voce per condannare tale persecuzione,” dice Vincent Vallies, portavoce della rete che ha sede a Bruxelles.
“Pertanto ci appelliamo alla UE perchè richieda la piena protezione di tutti i giornalisti in Colombia. Senza la libertà di stampa non si garantisce il diritto del cittadino al libero accesso all’informazione”.

* Testo dell’Oficina Internacional de los Derechos Humanos Acción Colombia (traduzione di Stefania Fusero, curatrice del blog e delle comunicazione del centro per la pace e la non violenza dell’ovadese – che ringraziamo)


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