Camorra. Non lasciamo sole le associazioni antimafia e antiracket

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Gruppi camorristici hanno aperto il nuovo anno a Napoli, nel casertano e in provincia di Latina con attentati, qualche bomba e colpi di pistola contro gli esercizi di persone e di associazioni  dichiaratamente schierate contro le mafie . A Napoli, nel popolare quartiere di Ponticelli, alcune persone hanno lanciato un ordigno esplosivo contro l’insegna del negozio di Anna Ferrara…
presidente dell’associazione anti racket dei commercianti di Ponticelli, aderenti alla Rete per la Legalità. Tale associazione un anno fa denunciò e fece arrestare sei estorsori del clan locale ed organizza la rivolta al racket della camorra a danno degli operatori commerciali, nonché ha gridato il suo dichiarato NO alle estorsioni con locandine affisse sulle vetrine dei negozi con il sostegno del pm D’Onofrio e della Rete per la Legalità.

A San Cipriano d’Aversa, dove opera il temibile clan dei cosiddetti “casalesi”, nella notte di capodanno hanno sparato colpi di arma da fuoco contro il portone del ristorante “NCO” (Nuova Cucina Organizzata), condotto  da una cooperativa sociale con soggetti disabili che gestisce anche beni confiscati.
A Borgo Sabotino, in provincia di Latina c’è stato un attentato incendiario contro il Villaggio della legalità, promosso da Libera su un bene confiscato.
Ma perché sparano, incendiano o lanciano bombe contro i locali di persone ed associazioni  che si sono ribellate o impegnate contro le mafie?

C’è chi subito si è affrettato a ridimensionare il tutto e a dire  che si tratta di ragazzate o di opera di ubriaconi come si è incaricato di sostenere un esponente della ex giunta municipale di San Cipriano, disciolta per condizionamenti camorristici nella scorsa estate.
A parte l’ilarità di tali tesi che vedrebbero “ragazzotti” divertirsi a scegliere “scientificamente” nella notte di capodanno  bersagli da colpire proprio tra i  locali di persone a loro “poco simpatiche”. La verità è che i camorristi lo fanno per dire che sono presenti, che non sono scomparsi né sconfitti e che in quei territori intendono comandare loro anche dopo gli arresti dei loro capi storici.  Colpiscono quelli che hanno reagito e si oppongono per riappropriarsi del dominio del territorio e per dirlo a tutti  con  violenza, non solo a chi è fatto bersaglio dei loro colpi di fuoco.

I bersagli vengono fatti oggetto di atti intimidatori che devono parlare a tutti. In questi territori la camorra lancia messaggi di violenza armata e di dominio per affermare la sua lotta violenta di potere sui territori, quella lotta di cui parlava più volte Paolo Borsellino. La camorra con tutti i suoi addentellati di potere e di ricchezza economica non intende arretrare,  neanche sotto i colpi della pure evidente repressione che c’è stata a Napoli e nel casertano.
Dunque gli atti intimidatori verificatesi nella notte di capodanno non sono solo problema di ordine pubblico, ma atti di clan schierati  contro l’esercizio democratico dei poteri sociali e civili, di diritti e di legalità. E’ questione che chiama in causa anche la politica che dovrebbe  presiedere al libero e democratico esercizio dei diritti, delle libertà e dei poteri nella società. Ma talvolta la politica diviene componente patologica dei territori  afflitti dalla infiltrazione mafiosa, se non componente collusa ed organica dei condizionamenti mafiosi. Allora si capirà facilmente quanto sia letale – nel regno del clan dei casalesi – avere presenze politiche dominanti di personaggi come Cosentino, che la magistratura ha chiesto di arrestare per rapporti con la camorra. Qui più che altrove  la politica dovrebbe essere la stella polare di un riscatto civile che restituisca liberà e dignità ad una terra martoriata.

In queste terre la politica e  le istituzioni  non devono lasciare sole quelle persone e quelle forze impegnate a difesa della legalità e della democrazia. A difesa delle associazioni antimafia e antiracket  c’è bisogno del massimo sostegno e di solidarietà perché siano accesi i riflettori dell’attenzione nazionale.  Lasciarle sole significherebbe indebolirle ed esporle. Per questa ragione è stato importante che sabato scorso ci siano state immediate iniziative di sostegno ad Anna Ferrara  e ai commercianti di Ponticelli dai quali mi sono recato insieme al comandante della Polizia municipale di Napoli e agli amici della nostra Rete, e all’ NCO di San Cipriano d’Aversa, dove si è recato  anche don Luigi Ciotti. Giovedì prossimo noi di  Rete per la Legalità torneremo dai commercianti di Ponticelli con il  sindaco Luigi  De Magistris per dire un NO corale ai messaggi intimidatori che la camorra ha inteso sparare contro tutti .


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