Le contraddizioni di Monti

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L’attuale presidente del Consiglio, Mario Monti, è entrato in politica( dopo aver dichiarato per circa  un anno che non l’avrebbe fatto)   con l’idea di creare un’aggregazione di “moderati “capaci di attrarre tutti quelli che non se la sentivano di schierarsi a destra con il PDL e a sinistra con il PD e i suoi alleati e nello stesso tempo  salvaguardando la sua “agenda” che ha solo parzialmente aggiornato rispetto al programma già attuato durante il  governo “tecnico”.

Fin qui nulla di strano o poco accettabile. Quello che invece si è rivelato un prevedibile insuccesso è stata l’idea dell’ex professore della Bocconi di mettere insieme due alleati due ex alleati di Berlusconi come Gianfranco Fini che ora il cavaliere di Arcore insulta un giorno sì e uno no  dopo lo scontro memorabile  che li ha divisi più di un anno fa  e Pier Ferdinando Casini che sembra ormai vicino non escludere di poter collaborare  con il  centro-sinistra.

E’ stato un insuccesso perchè i due uomini politici hanno costretto il professore a varare una propria lista civica alla Camera( tollerando  le critiche di Enrico Bondi ai candidati criticabili)  e ad accettare quelli che l’Udc come Futuro e Libertà vorranno proporre,già sapendo che, nell’uno come nell’altro partito, non mancano persone che hanno conti aperti con la giustizia non soltanto tra gli attuali parlamentari ma anche tra  uomini vicini ai capi dei due partiti.

E allora come si conciliano le idee, che pure il presidente del Consiglio ha espresso più volte nelle scorse settimane, a proposito della sua radicale  idiosincrasia per i partiti in quanto tale e anche per le tesi populistiche e i partiti personalistici  che, ahimè,in Italia continuano ad abbondare, malgrado l’ormai evidente declino dei capistipite  Berlusconi e  Di Pietro?
A questi semplici interrogativi, a quanto pare,neppure il rigoroso e austero Monti riesce a dare una risposta soddisfacente.

E questo non dipende, soltanto  dai suoi difetti personali e neppure dalla convinzione, a mio avviso  illusoria, di poter raggiungere con la sua formazione i voti necessari per il Monti-bis ma soprattutto perchè sembra  convinto che l’appoggio che gli hanno promesso gli imprenditori e gran parte dei mezzi di comunicazione bastino a porlo in prima linea ancora prima delle prossime elezioni politiche.

Oppure – imitando in questo l’uomo di Arcore- che più dei programmi contino le comparse televisive e i meriti acquistati nell’anno di governo. E questo -si badi bene- senza scegliere tra Bersani e il centro-destra- che ormai si allea persino con Storace a Roma per cercare di vincere – ma restando in una posizione intermedia, come tanti altri politici hanno già fatto nella lunga storia repubblicana.

Temo che non si renda conto che la sua posizione, proprio durante la campagna elettorale che si sta aprendo (o meglio è già freneticamente  in corso), apparirà  sempre più ambigua e contraddittoria.
Ha senso, infatti, rifiutare l’idea del partito moderno che dovrà magari essere ancora rivista ma che è l’unico strumento efficace contro il dispotismo dei leader e delle loro segreterie e  di cui proprio gli alleati del presidente del Consiglio danno un’immagine non proprio esaltante?

E si può fare, come Monti ha fatto, soprattutto nella seconda parte del suo mandato, una politica economica molto dura con i lavoratori e molto favorevoli agli imprenditori senza  dire di  essere più vicino al centro-destra che a tutti gli altri?
Ecco basta pensare a questi aspetti per rendersi conto delle contraddizioni di Monti.
Possibile che il professore non se ne sia ancora reso  conto ?


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