Caso Vattani. Pressing sul Ministero degli affari esteri

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Il caso Vattani continua ad essere più che mai aperto. Una nuova interrogazione a risposta scritta è stata presentata in data odierna da un folto gruppo di parlamentari per chiedere conto di quali misure si intendano adottare nei confronti del ministro plenipotenziario Mario Vattani…

Interrogazione a risposta scritta
Dati di presentazione dell’atto
Legislatura: XVI
Primo Firmatario: fabio porta
Gruppo: Partito Democratico
Ministero deGLI AFFARI ESTERI

Il sottoscritto interroga il Ministro degli Affari Esteri:

premesso che:

le cronache degli ultimi mesi hanno riportato con grande evidenza il caso del diplomatico Mario Vattani, console generale a Osaka, in Giappone, che un anno fa, prima di assumere servizio nella sua nuova destinazione, nel corso di un raduno “fascio-rock” a Roma, ha inneggiato alla Repubblica Sociale e alla “bandiera nera”, definendo invece la Repubblica democratica “fondata sulle menzogne e i tradimenti” e nata con il sostegno di “mafiosi italiani riportati a casa dagli americani”;

il provvedimento di sospensione dal servizio, adottato dal Ministro degli Affari Esteri dopo la forte esposizione mediatica che a fine dicembre la vicenda ha avuto sul web e le conseguenti reazioni critiche, è stato oggetto di sospensiva da parte del presidente della prima sezione del TAR del Lazio, a seguito di un ricorso dello stesso Vattani, sulla base della sorprendente considerazione che la partecipazione, per altro reiterata, di un diplomatico italiano a raduni inneggianti al fascismo, non costituirebbe motivo di discredito per l’immagine e gli interessi dello Stato;

un pronunciamento monocratico del presidente della IV sezione del Consiglio di Stato, adìto dall’Avvocatura dello Stato su richiesta del Ministero degli Esteri, ha rovesciato il pronunciamento del TAR, legittimando le misure cautelari provvisorie assunte dal Ministro, in base alla considerazione che “i dati effettuali assumono una oggettiva rilevanza che va ben al di là delle ‘diplomatiche’ contestazioni formali” e che “il provvedimento di richiamo assume una peculiare connotazione che induce a considerare prevalenti gli interessi pubblici”;

il 17 maggio del corrente anno, il nuovo presidente della prima sezione del TAR del Lazio ha rigettato una nuova istanza sospensiva, avanzata dal ministro Vattani, dichiarandola inammissibile dal punto di vista procedurale alla luce del decreto di ripristino del presidente della IV sezione del Consiglio di Stato. La stessa sezione del Consiglio, questa volta in seduta collegiale, ha pienamente legittimato il decreto di richiamo, reiterandone l’efficacia, argomentando che “le acquisizioni istruttorie dell’amministrazione fanno risultare un quadro probatorio vasto e coerente e l’ampia risonanza dei fatti contestati”;

l’applicazione dei termini minimi nell’ambito del procedimento disciplinare, di cui al testo unico n.3 del 1957, proposta dalla Commissione disciplinare del MAE e recepita mediante il decreto ministeriale del 24 maggio, non sembra sufficiente a sanare il vulnus che i comportamenti del diplomatico hanno determinato sul piano dei rapporti di lealtà con lo Stato democratico e sul piano della credibilità e autorevolezza dei nostri rappresentanti diplomatici, soprattutto nei confronti dei paesi che hanno avuto storicamente una posizione conflittuale con il fascismo;

per sapere

quali diverse e più adeguate ipotesi di ordine disciplinare si possono configurare in relazione al non equivoco pronunciamento degli organi di giustizia amministrativa intervenuti sul caso in questione e al quadro procedurale e sanzionatorio previsto dai regolamenti interni;

quali misure intenda adottare nei confronti del ministro plenipotenziario (funzione equivalente a quella di generale di corpo d’armata!) Mario Vattani perché la nostra diplomazia sia salvaguardata nei rapporti internazionali da motivi di imbarazzo e discredito e da riserve inerenti alla poca affidabilità istituzionale dei rappresentanti italiani e, nello stesso tempo, l’opinione pubblica sia rassicurata sulla lealtà democratica di alti funzionari dello Stato.

Si chiede risposta scritta.

Firmatari

Fabio Porta, Giuseppe Berretta, Antonio Boccuzzi, Angelo Capodicasa, Maria Coscia, Emilia De Biasi, Gianni Farina, Marco Fedi, Laura Garavini, Giuseppe Giulietti, Maria Luisa Gnecchi, Mimmo Lucà, Alessandro Maran, Maino Marchi, Guido Melis, Roberto Morassut, Lapo Pistelli, Luciano Pizzetti, Ivano Strizzolo, Jean Leonard Touadi, Walter Verini


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