Verso la manifestazione del 12 ottobre

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Si è tenuta a Roma domenica 8 settembre l’assemblea aperta sulla Costituzione promossa da Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky, Don Luigi Ciotti, Lorenza Carlassare e Maurizio Landini. Eccezionale la partecipazione – stracolme tutte le sale di via dei Frentani – e ottimo il livello del dibattito. L’iniziativa è scaturita dall’intreccio di diversi appelli, tra i quali quello di “Articolo 21”, cui hanno aderito – grazie al tam tam de “il Fatto Quotidiano” centinaia di migliaia di persone. Del resto, il tema è diventato di enorme rilievo vista la spinta a mettere le mani sulla Carta, in particolare sull’articolo 138 che garantisce le procedure democratiche e partecipative nell’ipotesi di eventuali cambiamenti. Male ha fatto Enrico Letta in queste ore a tacciare di conservatorismo la difesa della Costituzione. Il Presidente del consiglio sa benissimo che la sottile linea rossa riguarda l’assetto essenziale dell’articolato e il coinvolgimento popolare in caso di decisioni emendative. Se mai i ritocchi possono (e devono) toccare il bicameralismo perfetto o il numero dei parlamentari, da dimezzare. Non il resto. Se ne parla, ma quei mutamenti rimangono nei cassetti… E neppure ha senso il comitato di specialisti che istruisce il dibattito, in modo assolutamente extra-istituzionale. Tanto che la Carlassare ha ricordato di essersi dimessa.

Rodotà nell’apertura e Landini nelle conclusioni hanno sottolineato l’importanza della manifestazione promossa per il prossimo 12 ottobre, luogo di allargamento della partecipazione e delle alleanze. Guai a restringere il campo, come pure qualche intervento lasciava trasparire. Anche perché, al contrario, proprio il tema della guerra in Siria e il dramma della mancanza di lavoro e del precariato richiedono una prospettiva non congiunturale. E, infatti, onore alle numerose associazioni promotrici e alla Fiom, uscita vittoriosa dal confronto con Marchionne. La lotta paga sempre.
Il percorso avviatosi non vuole essere la ricostruzione della sinistra che non c’è o il rifugio dei naufraghi, con felice (e tragica) sottolineatura di Rodotà. Insomma, per l’intanto si procede per negazione. Verrà il tempo, speriamo presto, di una logica – al contrario – affermativa. Da ultimo: applausi a scena aperta sulla necessità di non abbassare la guardia in merito al “videomessaggio” di Berlusconi, che la Rai non può e non deve trasmettere, checché ne dica il direttore generale Gubitosi.


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