Algeria. Tanti i giovani in piazza per chiedere più democrazia

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Consolidare il processo democratico in Algeria”. Questo è stato lo slogan principale che ha caratterizzato una manifestazione indetta dalla comunità algerina, che si è tenuta sabato scorso  a Roma, in Piazza Venezia. Centinaia di persone si sono ritrovate brandendo la bandiera algerina , cantando l’inno nazionale ed accogliendo, con amicizia, tutti coloro i quali hanno aderito alla loro iniziativa. La notizia , divulgata a marzo, della rinuncia a ricandidarsi da parte del presidente uscente Abdelaziz Bouteflika,  dopo essere stato in carica per ben 4 mandati consecutivi ( la sua presidenza durava infatti dal lontano 27 aprile 1999) non sembra aver placato minimamente le richieste di riforme ed innovazione democratica avanzate dalla popolazione. Non è possibile ancora sapere esattamente quando tutti gli algerini saranno chiamati al voto, nel quale toccherà loro eleggere un nuovo presidente.

Per ora, in quella che in molti definiscono la “Primavera Algerina”, di certezze concrete su quello che sarà il futuro assetto politico dell’ ex colonia francese non ne abbiamo alcuna traccia.  Seppure l’atteggiamento, fondamentale in tutto e per tutto, dell’ esercito sembra essere cambiato( ricordiamo a riguardo che il capo di stato maggiore dell’ esercito  Ahmed Gaid Salah ha definito Bouteflika “ inadatto” a governare) ,le opposizioni hanno idee e proposte molto divergenti tra di loro. Gli algerini , però, non mancano mai nel far sentire la loro voce. Dopo le oceaniche manifestazioni che hanno invaso le strade di Algeri, eccone arrivare altre, indette in tutta Europa.  Quella di Roma è stata organizzata dall’ Associazione degli Algerini in Italia “El Djazair” e patrocinata dalla “Co-Mai- Comunità del Mondo Arabo in Italia”.   Kamel Belaitouche, rappresentante di “ El Djazar “ è molto chiaro nelle sue dichiarazioni: “  Oggi ci troviamo qui a Roma, come tutte le altre comunità algerine presenti in tutto il mondo, per sostenere il nostro popolo che sta vivendo una fase molto delicata , dove si sta cercando di cambiare radicalmente un sistema politico, vecchio e corrotto, che è durato per 20 anni. E’ ora di dire basta e di cambiare, dando la possibilità ai giovani di farsi strada. Molti di loro sono stati costretti a lasciare l’ Algeria. Quelli che sono rimasti in patria, invece, non hanno neppure il diritto di esprimersi” . Su quale potrebbe essere il futuro assetto dell’ Algeria risponde cosi: “ Esistono varie proposte politiche. Una è quella di nominare uno o più rappresentanti per ogni regione, in modo da creare un comitato che possa organizzare le prossime elezioni “.

C’è chi  ha paventato il rischio che l’ Algeria si possa malauguratamente trasformare in una nuova Libia, analisi che non lo trova per niente d’accordo:  “ Non penso proprio che sarà mai cosi. Il popolo algerino è maturo e ben compatto. Ha già sofferto troppo un passato ,e  per questo resterà unito. E nelle forze di polizia e nell’ esercito vi è una forte compattezza coniugata con  uno spirito di leale fedeltà al popolo”. Presente anche il prof. Foad Aodi, presidente della “Co- Mai”, che commenta: “ Ringraziamo tutti coloro i quali sono oggi qui presenti. Ed anche i giovani algerini che vivono qui in Italia, che si sentono italiani a tutti gli effetti. L’ Algeria ha dato prova in passato di grande forza, dimostrando come si conquista la libertà. L’ Algeria è un simbolo di coraggio per tutti gli arabi. Quello che sta avvenendo ora , ad Algeri, non porterà mai alle gravi conseguenze subite da altri stati arabi nel periodo della “ Primavera”. E’ solo la naturale conseguenza di una grave crisi politica ed istituzionale, causata dal rifiuto al cambiamento da parte di una classe politica che è al potere da troppo tempo”.

Tra i manifestanti vi sono anche tanti giovani. Tutti mostrano con orgoglio il bicolore verde-bianco della loro bandiera, da sempre ornato con la mezzaluna rossa. Tra di loro Noura, studentessa italiana di origine algerina. Gli chiediamo perché ha deciso di partecipare alla manifestazione: “ Ci tenevo molto a partecipare perché tengo molto alle mie origini. Desidero tanto che nel mio paese  ci sia una vera democrazia, libera, e priva di ogni tipo di dittatura. Anche se in questi anni abbiamo avuto un  presidente, il sistema algerino è stato praticamente identico a quello di una monarchia, gestita dalla Francia. Ora vogliamo solo una transazione vera  e pacifica ad un sistema democratico”.


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