La drammatica e inarrestabile deindustrializzazione del Sulcis sembrava poter contare su un’inversione di tendenza grazie alle promesse dei ministri Urso e Calderone, piombati nel sud dell’isola, mesi fa, a promettere che nella principale fabbrica di Portovesme sarebbe stato costruito il polo piombo/zinco. Le promesse fatte in Sardegna, a Roma in poche settimane si sono dissolte al vento e la ruggine si sta divorando quel che rimane in piedi di uno stabilimento nel quale anni fa si produceva alluminio con risultati esaltanti. Proteste in piazza a Cagliari e a Roma, ma nulla di fatto.
Anzi, una risposta il governo l’ha data, in una logica di economia di guerra che sta diventando tanto cara all’Europa. In territorio di Domusnovas, sempre nel Sulcis, da anni opera, su licenza di una società tedesca, la RWM, che fabbrica ordigni bellici e droni e conta su un mercato privilegiato, quello israeliano. Ottenuta dal governo l’autorizzazione al raddoppio della fabbrica, sono scese in campo associazioni pacifiste per chiedere non solo che l’espansione venga respinta, ma che, dati anche i terribili scenari di guerra che si sono determinati, soprattutto in Medio Oriente e in Ucraina, la fabbrica possa essere riconvertita. La Giunta Regionale ha preso tempo pretendendo una precisa valutazione di impatto ambientale (VIA), il dibattito politico sta dividendo amministratori locali e politici regionali. La polemica più forte si è avuta tra la sindaca di Domusnovas, Isangela Mascia, e il capogruppo di Sinistra Futura in Consiglio Regionale, Luca Pizzuto. La prima, definendo irrealistica l’ipotesi di riconversione della fabbrica, teme che le contrapposizioni alla sua esistenza possano creare solo disoccupazione. Pizzuto rifiutando la logica del ricatto occupazionale, sottolinea la necessità di un tavolo di sviluppo del Sulcis-iglesiente che possa puntare su economie nuove, finora marginali, fondate su produzioni compatibili con i valori etici e ambientali della Sardegna.
Quel che sta avvenendo in questo sperduto angolo di Sardegna può diventare paradigmatico in una realtà europea che si sta fasciando la testa pensando solo al riarmo. Quante fabbriche si stanno preparando a smettere le regolari produzioni per essere riconvertite nella progettazione e costruzione di armamenti? Ineluttabile? Da rassegnarsi? Assolutamente no è la risposta che giunge dai pacifisti e da una nuova sensibilità politica del Sud Sardegna. Sensibilità che, rispettando comunque i lavoratori della fabbrica RWM lancia forte un appello: le armi portano solo morte, al contrario bisogna progettare la vita.
