Giornalismo sotto attacco in Italia

L’Italia riscopre passione e coraggio contro le bugie e le ipocrisie del governo

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La distanza abissale che esiste su volontà di pace, libertà e democrazia tra il popolo italiano e il governo e la maggioranza parlamentare che dovrebbero rappresentarlo, in questi giorni è diventata imponente. A Roma con le centinaia di migliaia di persone della manifestazione del 4 ottobre, il giorno prima con tutte le piazze d’Italia invase da manifestanti a sostegno della Palestina e dei volontari della Flotilla, lo stesso giorno con le adesioni allo sciopero generale proclamato da Cgil. Migliaia di persone che hanno rinunciato alla retribuzione per mostrare un gesto di solidarietà, offese dalle volgari affermazioni della presidente del Consiglio. Incapace di dare una lettura dei processi politici da massima rappresentante istituzionale del Paese perché chiusa inesorabilmente nella miopia della sua appartenenza politica e delle sue devote servitù chiamate alleanze, era arrivata ad affermare, mentre i volontari in navigazione verso Gaza procedevano con determinazione sulle loro rotte, che la loro azione metteva a rischio il piano di pace elaborato da Trump. Per tutta risposta, due giorni dopo, Hamas dava la sua disponibilità ad accettarlo. Forse anche perché la Flotilla stava gettando una nuova luce in tutto il mondo sulla tragedia dei palestinesi. E che dire dei suoi ministri. Crosetto che invece di trovare parole a sostegno dei suoi connazionali impegnati a bordo delle imbarcazioni verso Gaza, se la prendeva con conduttore e ospiti di ‘Piazza Pulita’. E Taiani? Le uniche cose che ha saputo dire, da ministro degli esteri, sono state le implorazioni rivolte agli israeliani di non fare male  agli arrestati, come se la loro azione repressiva fosse del tutto legittima di fronte a testardi disturbatori. Ma di chi era l’illegalità internazionale, signor Ministro? Ora i parlamentari rientrati, senza essere accolti da alcuno, hanno tenuto la loro conferenza stampa. Altri italiani stanno rientrando avendo accettato l’espulsione, in quindici hanno scelto la linea dura. Cosa farà per loro questo governo? I precedenti sono davvero preoccupanti, ma purtroppo quasi dimenticati. Ricordate l’accoglienza da eroe riservata a Chico Forti, rientrato in Italia grazie alle forti pressioni politiche, nonostante la condanna per omicidio subita negli Stati Uniti? E l’aereo di Stato con cui il pluripregiudicato Almasri venne rimpatriato sottraendolo alle inchieste giudiziarie a suo carico? Tutti amici degli amici, mentre per i coraggiosi, temerari, inermi volontari della Flotilla, armati solo di un fortissimo spirito solidaristico e di pìetas, non c’è stata neppure la finta di andarli a riprendere dopo essere stati espulsi dagli israeliani. Disparità  e ipocrisia al potere, come senza infingimenti ha avuto il coraggio di mostrare Giorgia Meloni ad Assisi, per la festa nazionale ripristinata in onore di San Francesco. Dall’alto della basilica ha fatto solennemente questa affermazione: “La pace non si invoca, si costruisce”. Sarebbe stato bello poterle chiedere se a suo giudizio la pace si può costruire scegliendo di stare solo ed esclusivamente da una parte come lei indefessamente dimostra, o predicando la necessità di riarmare il Paese  smontando quel che resta del welfare. Ed è legittimo chiedersi se tanta solennità di frasi e di gesti – il ramoscello di ulivo impalmato all’arrivo in basilica – non sia stata decisa anche per un’indiretta, efficace propaganda in vista delle elezioni regionali calabresi in programma domenica e lunedì.

 

 


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