L’importanza della giornata di ieri è sotto gli occhi di tutti, è un passo simbolico verso la pace e la riparazione delle ferite di Gaza.
Il mondo ha assistito a un momento di profonda rilevanza storica: la firma di un accordo di pace che mira a mettere fine a decenni di conflitti tra israeliani e palestinesi.
Ma senza la prospettiva della giustizia per le quasi 70 mila vittime dei raid di Israele, iniziati dopo il massacro orribile e inaccettabile di Hamas del 7 ottobre, resta poco più di una tregua che, vista la complessità e l’incognita dell’implementazione, rappresenta più una speranza della fine delle violenze che una definitiva e concreta pace dopo l’atrocità che ha segnato questa terra e il suo popolo.
Questo accordo, segnato da incontri difficili e compromessi dolorosi, si inserisce in un contesto in cui la ferita aperta di Gaza continua a pulsare con una dolorosa consapevolezza: le immagini di distruzione, di civili innocenti scomparsi, di famiglie distrutte dal dolore e dalla perdita incarnano un genocidio che ha inciso in modo indelebile sulla coscienza dell’umanità. La sofferenza di Gaza si è trasformata in un simbolo di ingiustizia, si è radicata nelle coscienze mondiali come un’emergenza morale e umanitaria.
Questa firma non può essere vista come la fine di tutto, ma come l’inizio di un percorso necessario, un passo verso un processo di ricostruzione e di riconciliazione.
Nonostante le cicatrici profonde, la pace rimane un obiettivo agognato, un diritto fondamentale di ogni essere umano che abita questa regione martoriata.
Un gesto che ci impone di riflettere sul valore della vita, sulla tragica perdita di innocenti, israeliani e palestinesi, e sulla responsabilità collettiva di lavorare affinché tali cicatrici non si riaprano mai più.
ma non si possono dimenticare le ferite inflitte se la giustizia resta negata.
Solo affrontando le radici più profonde del dolore e dell’ingiustizia potremo costruire un futuro in cui la pace non sia più un’illusione, ma una realtà condivisa.
La responsabilità è di tutti noi, affinché questa giornata diventi un vero inizio e non un semplice atto formale.
La giornata di ieri ci ricorda che, anche nelle ore più buie, la volontà di riaccendere la luce della pace può nascere dall’incontro tra il dolore e la solidarietà umana.
Ma è una fiammella che va alimentata e protetta. Non può esserci pace duratura senza giustizia.
