Un’Italia a pelle di leopardo con tante macchie nere, zone desertificate, e quelle gialle a rappresentare le concentrazioni di popolazione. Questa sarà la carta geografica del nostro Paese se lo scellerato progetto presentato dai ministri Foti e Giorgetti andrà in porto. L’idea geniale è che tante zone interne nelle quali si sta vivendo il dramma dello spopolamento perché sempre più prive di servizi e di occasioni di lavoro è inutile tentare di tenerle in vita, tanto vale abbandonarle al loro destino di morte. Ora, se si pensa che il 60 per cento del territorio nazionale rientra nella definizione di aree interne, preoccupa che tutto questo rientri nel Piano Strategico Nazionale della Aree Interne. Bene, mentre i due ministri si pronunciavano con chiarezza sul problema, ecco cosa ufficialmente risulta scritto nel Piano strategico: “Il governo Meloni destina 172 milioni di euro a 43 aree interne per attuare politiche volte a ridurre il divario con le zone più sviluppate del Paese”. Ora, mentre sorge spontanea la domanda sulla base di quali criteri verranno scelte le sole 43 aree destinatarie, non è difficile immaginare quale sorte toccherà a quelle zone del Paese, in particolare il meridione e le isole, nelle quali il fenomeno è già preoccupante. Un Paese come l’Italia può arrendersi, non far nulla per salvaguardare i diritti di quelle popolazioni residenti in aree meno fortunate, meno attrezzate? E che Stato è quello che sceglie la discriminazione in nome dell’ineluttabilità del processo? Questa sì che sarebbe una guerra interna, seria, da combattere con tutti gli strumenti economici, culturali, organizzativi disponibili per bloccare il dissanguamento in particolare del Sud e delle isole in cui si fa sempre più intenso il fenomeno dell’emigrazione giovanile verso altre zone d’Italia e altri Paesi europei in grado di offrire possibilità di futuro. Il governo Meloni preferisce invece impiegare immense risorse, anche quelle di cui ancora non dispone, o sottraendole al welfare e alla sanità, per finanziare l’industria degli armamenti in una guerra immaginaria imposta dal nuovo gendarme del mondo.
