Potere al Popolo infiltrato dalla polizia, lo scandalo che segue Paragon e getta ombre sulla democrazia

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Cinque agenti della Polizia di Stato si sono infiltrati nel partito “Potere al Popolo“. Non era solo uno, un caso sporadico, un’iniziativa personale come si era detto a maggio scorso quando la vicenda è venuta fuori per la prima volta. Un’inchiesta giornalistica di Fanpage svela i dettagli di un’operazione il cui obiettivo non è per niente chiaro, o comunque non “confessabile”. I cinque agenti si sono spacciati per studenti universitari preoccupati dal carovita, delle case per i fuorisede, della Palestina, temi cari e seguiti da sempre da un partito che si candida alle elezioni ed è inserito nel sistema democratico e politico. L’infiltrazione, secondo quanto appunto ricostruito da Fanpage, ha coinvolto agenti reclutati nel 223mo corso allievi, poi trasferiti alla sezione antiterrorismo e per mesi hanno frequentato il partito nelle sedi e nelle iniziative di Milano, Bologna, Roma e Napoli, presentandosi come studenti fuorisede e in tale veste hanno partecipato a cortei ed incontri.

A Milano, due agenti hanno preso parte a manifestazioni, tra cui una contestazione a Carlo Calenda e una protesta all’Università Bicocca contro Tommaso Foti (FdI). A Bologna, un agente ha partecipato al corteo del 27 maggio contro Giorgia Meloni, lo stesso giorno in cui esplodeva il caso dell’infiltrato di Napoli. “Urlava slogan antifascisti, poi è sparito il giorno dopo”, ha detto Giuliano Granato, portavoce nazionale di Potere al Popolo a Fanpage. La scoperta dei primi infiltrati, a Napoli lo scorso maggio, aveva portato a tre interrogazioni parlamentari (Pd, AVS, M5S), ancora senza risposta. Fonti di polizia avevano inizialmente liquidato l’episodio come “iniziativa personale”, ma l’inchiesta dimostrerebbe un piano coordinato: tutti e cinque gli agenti sono stati trasferiti. La vicenda si intreccia, inoltre, con lo scandalo Paragon, lo spyware trovato sui telefoni di giornalisti e attivisti. Nel corso della conferenza stampa tenuta in Senato Potere al Popolo ha sottolineato i rischi seri che sta correndo la democrazia in Italia. Come si ricorderà, dopo l’inchiesta di Fanpage sulle frange nere di Fratelli d’Italia, condotta grazie alla presenza di un giornalista che riuscì ad entrare nell’organizzazione, la Presidente del Consiglio disse che “ciò significa che ci si può infiltrare in un partito”. Ma chi? I giornalisti, come è accaduto altre volte, per documentare notizie, oppure apparati dello Stato che si occupano di terrorismo? E poi perché un partito che corre per stare in Parlamento in modo regolare, alle elezioni, dovrebbe essere “sorvegliato” dall’antiterrorismo?


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