Ne scriverai? Herman Koch e la scoperta della malattia

0 0

Un libro nato dalla scoperta di un cancro alla prostata e dalla consapevolezza di avere davanti a sé un tempo limitato. Da uno dei più importanti scrittori olandesi contemporanei, un libro di riflessioni e memorie, sul senso della vita e della letteratura.

Tutto sembra proseguire come sempre, nella vita di uno scrittore. Un nuovo libro, nuove presentazioni, una cena per festeggiare. Nessuno sembra notare che Herman Koch si alza ed esce di continuo dalla stanza. Ha un tumore alla prostata e, benchè a saperlo siano solo sua moglie e suo figlio, a lui sembra che sul suo viso sia possibile comprenderlo. E poi ad un tratto, poco prima dell’inizio della pandemia Covid-19, il 3 febbraio 2020, il suo medico lo convoca e senza indorare la piccola gli comunica che il tumore si è diffuso, con metastasi dappertutto. La prognosi oscilla tra 3 e 15 anni. Una sentenza così definitiva sembra improvvisamente fermare e rimettere in discussione tutto. Sua moglie Amalia è a Barcellona, impegnata nell’acquisto di un nuovo appartamento – che forse non ha neanche più senso comprare, si domanda. Con lui c’è suo figlio Pablo, di 25 anni. Ma dopo i primi devastanti momenti di paura, Koch decide di non far diventare il cancro il protagonista indiscusso della sua vita. E così, con il suo stile immersivo, noto ai suoi estimatori, l’autore de “La Cena” (il suo successo del 2006, uscito in Italia con Neri Pozza nel 2010) – racconta in un’autofiction la sua esperienza, contraddistinta dal suo irrinunciabile, intelligente sarcasmo.

Per cominciare comprai il giornale, nrc.next, e mi sedetti al tavolino di un bar nell’atrio della stazione con un caffellatte e un panino. Era un venerdì, cosa cui fino a quel momento non avevo pensato. Sul giornale c’era una recensione di Finse dagen scritta da Thomas de Veen. Tre stelle (che su quel giornale chiamano «palle»), così si capisce subito. C’erano parole di lode, e anche qualche critica. Lessi la recensione prima velocemente e poi ancora una volta, piano. Era in effetti una tipica recensione da tre stelle/palle. Mi chiesi per un istante se non avrei dovuto avvisare Thomas de Veen. Mi avrebbe dato tre palle anche se avesse saputo di avere a che fare con un malato di cancro? O in tal caso avrebbe rinunciato a qualcuna delle sue critiche? Ecco, le do quattro palle, Herman, ma solo per questa volta, perché ha il cancro”.

È una cosa che gli è capitata. Koch è uno scrittore e come tale ne scriverà, continuando a vivere per scrivere e scrivere per vivere.

Le pagine di “Ne scriverai?” edito in Italia da Neri Pozza (254pp, 19 euro) per la traduzione di Laura Pignatti sono quindi dense di ricordi e di episodi sovente divertenti, che sembrano affacciarsi alla memoria quasi senza volerlo, e di riflessioni, anche sulla letteratura, sul valore della lettura e sul piacere – d’un tratto scoperto – di non leggere per essere un buono scrittore, per avere l’intuizione improvvisa da cui nasce un libro.

Non so più di preciso quando ho scoperto il piacere di non leggere. Ci sono sempre stati momenti in cui non leggevo. Luoghi e tempi in cui avrei potuto farlo, che erano adatti per leggere. Come la distanza tra due stazioni: sei in viaggio per un’ora e mezza, fuori dal finestrino scorrono paesaggi e mucche, fossati e mulini, boschi e zone industriali, oppure, una cosa che mi è sempre particolarmente piaciuta, un’autostrada, parallela alla linea ferroviaria, con le macchine che vanno alla stessa velocità del treno, o più veloci, poi rallentano gradualmente e alla fine si fermano del tutto, mentre il treno prosegue il suo viaggio indisturbato. Avevo con me un libro. Avevo sempre un libro con me. Avevo un’ora e mezza di tempo per leggere, ma notavo che mi piaceva di più guardare le macchine, le mucche e i fossati, i boschi e i prati. Le immagini che scorrevano formavano lo sfondo dei miei pensieri. Se avessi aperto il libro, avrei letto i pensieri di un altro”.

E così, nonostante tutto, Koch guardando il mondo che passa, sceglie di non fare niente, a parte continuare a vivere, restando seduto al tavolino di un bar, con penna e taccuino, e un buon bicchiere di birra.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21

Articolo21
Panoramica privacy

Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.

This website uses cookies so that we can provide you with the best user experience possible. Cookie information is stored in your browser and performs functions such as recognising you when you return to our website and helping our team to understand which sections of the website you find most interesting and useful.